Coronavirus, D'Amato: "Ora dobbiamo puntare a rafforzare l'assistenza domiciliare"

L’assessore alla Sanità ascoltato nella commissione consiliare: “Al via bando per costituire le Unità di continuità assistenziale. Selezioneremo anche 600 infermieri".
Un test di laboratorio. 09/04/2020 - Seconda audizione dell’assessore Alessio D’Amato dedicata all’emergenza Coronavirus in commissione Sanità del Consiglio regionale. Il presidente Giuseppe Simeone ha illustrato in apertura i temi oggetti della seduta: la rete ospedaliera a Roma e Provincia, la strategia di contenimento dell’epidemia, con particolare riferimento ai tamponi, ai test sierologici, alla rete di assistenza.

Su quest’ultimo punto l’assessore ha illustrato gli interventi fatti e la struttura che si sta mettendo in campo per garantire la prevenzione, ma soprattutto l’assistenza ai positivi che si curano in casa e ai soggetti più fragili. “Sono stati istituiti i coordinamenti distrettuali Cov19, con il ruolo di verificare i risultati e coordinare le attività. Stiamo per far partire il bando per raccogliere le adesioni alle Unità speciali di continuità assistenziale. Ce ne saranno 300 in tutta la Regione con il compito di garantire l’assistenza continua ai pazienti che per le loro condizioni non hanno bisogno del ricovero in ospedale, attualmente 2.011. Le abbiamo già sperimentate con successo nei focolai di Nerola e Contigliano, nei controlli su case di riposo e Rsa. Accanto a queste puntiamo molto sulle unità di assistenza proattiva infermieristica, saranno circa 600 infermieri con un ruolo che riteniamo essenziale.

Per quanto riguarda la situazione della rete ospedaliera, D’Amato ha in sintesi illustrato la rete che è stata creata, caratterizzata dai cinque ospedali principali, i cosidetti hub: Spallanzani, Gemelli Columbus, Sant’Andrea, Policlinico Umberto I, Tor Vergata.  Dagli hub dipendono una serie di strutture satellite (gli spoke). “Questo lavoro - ha spiegato l’assessore – ci ha consentito di avere una rete ospedaliera ampiamente sovradimensionata rispetto alle esigenze: dei 434 posti di terapia intensiva ne sono occupati solo 196, i ricoverati sono 1241.  In più, va ricordata l’iniziativa nazionale, che però avrà riflessi soprattutto sul Lazio, di creare un altro hub nell’ospedale militare del Celio, con 120 posti. Quando la curva dell’epidemia si attenuerà, la rete dedicata al Covid dovrà essere ripensata, concentrandosi sugli hub e facendo tornare all’attività ordinaria le altre strutture”.

Infine l’assessore ha chiarito la strategia decisa dalle Regione sui test sierologi. “Dobbiamo continuare a fare le diagnosi con i tamponi, unico strumento affidabile. Siamo una delle prime regioni ad adottore la tecnologia dei tamponi veloci, si dimezza il tempo necessario per avere i risultati. Il test sierologico serve, invece, a distinguere chi è venuto a contatto e chi non è venuto a contatto con il virus. Abbiamo concluso le sperimentazioni a Tor Vergata e Spallanzani. Ora dovremo partire con una campagna a tappeto sul personale sanitario e su alcuni classi di popolazione, a partire dalle case di riposo per anziani, dagli operatori delle forze dell’ordine.

Gli interventi dei consiglieri.

Molti i contributi e le domande arrivati dai consiglieri collegati in videoconferenza. Chiara Colosimo (Fdi) ha chiesto chiarimenti sulle procedure adottate in seguito alla scoperta di una detenuta positiva a Rebibbia e di un dipendente di una municipalizzata romana. Davide Barillari (M5s) ha domandato quali siano i costi che sosteniamo per i centri covid realizzati in strutture private. Fabrizio Ghera e Massimiliano Maselli (Fdi), hanno posto domande sui posti letto realizzati al Grassi, al Pertini, e nella torre 8 di Tor Vergata. Paolo Ciani (Demos) ha puntato l’attenzione sulla situazione nelle strutture per anziani. Stefano Parisi (Lazio 2018) ha chiesto all’assessore di elaborare un vero e proprio piano regionale di uscita dalla fase di emergenza. Centrato sulle unità di assistenza l’intervento di Loreto Marcelli (M5s) che ha chiesto chiarimenti sulla protezione degli operatori e sulle procedure da adottare. Diversi i consiglieri che hanno puntato il dito sul tempo eccessivo che passa dalla richiesta del tampone, all’esecuzione dell’esame e alla risposta. Marietta Tidei (Pd), Massimiliano Maselli e Antonio Aurigemma (FdI) hanno parlato di tempi di attesa che possono arrivare anche a 20 giorni. Un argomento su cui è tornato anche Parisi. Orlando Tripodi (Lega) ha proposto di rilevare la temperatura all’ingresso dei supermercati e parlato di alcuni problemi di approvvigionamento dei dispositivi di protezione per gli operatori del 118. Valerio Novelli (M5s) ha domandato un aggiornamento sulla situazione del Nomentana Hospital. Marco Vincenzi (Pd), infine, ha parlato di un “sistema sanitario che nel Lazio ha risposto bene all’emergenza”.

La replica di D’Amato.

L’assessore alla Sanità, concludendo la discussione, ha voluto “ringraziare tutti i consiglieri, di maggioranza e opposizione, per il loro fattivo contributo. Nel Lazio c’è un clima unitario che ci ha permesso di affrontare meglio la situazione”. Rispetto ai tanti quesiti posti, D’Amato, dopo aver risposto punto per punto, ha concentrato l’attenzione soprattutto sulla fase di uscita dall’emergenza “che non comincerà dopo Pasqua, ma all’inizio del prossimo mese. Andrà riorganizzato tutto, a partire dalla cosiddetta distanza sociale, dall’uso massiccio di dispositivi di protezione. Ci aiuteranno le indagini epidemiologiche, l’uso dello smart working nella pubblica amministrazione, la rilevazione della temperatura nei luoghi di aggregazione. Per quanto riguarda i tempi di esecuzione dei tamponi, stiamo lavorando al massimo delle nostre possibilità. Ci possono essere dei casi estremi, ma credo che, in media, il tempo di attesa sia accettabile. Le procedure che dovranno seguire le Unità di continuità assistenziale saranno decise dal Seresmi, il servizio epidemiologico regionale. Per quanto riguarda il caso del Nomentana Hospital, infine, la Asl ha deciso di trasferire i pazienti positivi in grado di affrontare il trasporto, negli ospedali dedicati al Covid”. A cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio