Assemblea straordinaria del 2 febbraio 2009

Il 12/02/2009 alle ore: 10:30
I testi degli interventi e dei contributi formulati, in una pagina "open" che si aggiorna nel tempo
Premessa della Presidente della Consulta femminile per le Pari Opportunità della Regione Lazio, Donatina Persichetti

Abbiamo deciso di convocare l’assemblea straordinaria della Consulta femminile per le pari Opportunità della Regione Lazio, aprendola al contributo delle Istituzioni, dell’Associazionismo femminile e della società civile, in un momento di particolare recrudescenza della violenza contro le donne. La Consulta per istituzione è chiamata ad agire e a dare voce ai diritti delle donne, ma oggi, con il perpetrarsi dell’oltraggio alla dignità della donna dobbiamo lanciare un grido di allarme a tutta la società per dire: “basta alla violenza consumata sul corpo delle donne!”.

La violenza sulle donne non ha colori, né luogo, né tempo. Si annida in ogni angolo e in qualsiasi ora ed anche in quello che dovrebbe essere il luogo più sacro e sicuro: la propria casa.

Ha mille volti e tante forme e continua ad essere nascosta dal silenzio delle donne e dall’omertà di chi vuole detenere il “predominio” sulle donne.

Assistiamo ed ascoltiamo storie incredibili che si svolgono in un Paese che si dichiara avanzato culturalmente ed economicamente. Storie di adolescenti che, in “branco”, esaltati da sostanze stupefacenti o dal bullismo, provano eccitazione nel possedere selvaggiamente la compagna di scuola per poi farsene un vanto; violenze domestiche che hanno il sapore della sopraffazione dell’uomo per il controllo totale della donna; storie di emarginazioni in cui l’uomo esprime la sua virilità e la sua forza con la ferocia della violenza e del possesso; e, ancora, sfruttamento e criminalità organizzata sulle donne.

Storie che hanno una causa comune: il retaggio del possesso maschile e la mancanza della cultura del rispetto della dignità umana.

 

Non c’è più tempo per duelli politici, per esternazioni che offendono ulteriormente le donne, basta con lo scoop mediale che rischia di innescare la miscela esplosiva quali: la “giustizia fai da te” e una regressione culturale del paese.

La situazione deve avviare una riflessione comune al fine di siglare un unico patto di  azione per arginare  il fenomeno della violenza in generale e nello specifico sulle donne e  per  riaffermare i principi di democrazia, di giustizia e di libertà.

La violenza cresce e diventa efferata investendo tutti i campi della società e mina i principi più nobili su cui si basa la storia di un popolo , la civiltà umana e l’espressione della Costituzione italiana.

Dobbiamo uscire vincenti da questa difficile crisi che non è solo economica, ma di valori ambigui e alterati, che producono il mostro di una società lacerata che ci ricaccia drammaticamente indietro a una forma di società tribale.

Oggi vogliamo confrontarci su proposte ed iniziative concrete, richiamando all’assunzione di responsabilità tutte noi, le istituzioni e il vivo associazionismo della nostra regione, affinchè ciascuno per le proprie competenze attui un piano straordinario di azione teso ad arrestare questo atroce fenomeno di violenza.

Riteniamo indispensabile agire con immediatezza e prioritariamente sulla:

·       Prevenzione: con la sensibilizzazione ed educazione alla non violenza, con l’educazione alla cittadinanza, con una adeguata illuminazione stradale, con trasporti e fermate a richiesta in ore serali e notturne, con servizi agevolati di taxi, con un piano di sicurezza per il controllo e il governo del territorio ;

·       tempestività degli interventi, in caso di segnalazione e delle donne a rischio;

·       protezione, con adeguate reti di servizi;

·       approvazione di una legge nazionale sulla violenza che vada oltre quella sullo stalking;

·       inasprimento e certezza della pena;

·       istituzione di un Osservatorio locale e nazionale sulla violenza;

·       approvazione di un Piano straordinario di contrasto alla violenza con assegnazione di risorse economiche certe e finalizzate;

·       Costituzione di parte civile delle Amministrazioni istituzionali contro gli autori di violenza sulle donne, ribadendo il concetto che ogni violenza procura un danno all’intera società.

A livello regionale deve aprirsi il confronto sulla proposta di legge per le “azioni di prevenzione, di sostegno e di contrasto alla violenza sulle donne”; sollecitare l’apertura di nuovi centri antiviolenza e istituire l’Osservatorio regionale.

    Sono alcuni aspetti di fondamentale importanza che sottoponiamo alla valutazione e all’arricchimento di questa Assemblea.

Questa assemblea  rappresenta un momento di confronto importante che, speriamo, determini  l’assunzione dell’impegno a costituire un gruppo di lavoro che valuti i diversi contributi di questa giornata, anche al  fine di elaborare un piano di proposte ed azioni da sottoporre alle Istituzioni e per definire le iniziative che come Consulta riterremo di inserire nella programmazione delle attività .

La Presidente
Donatina Persichetti

Intervento dell'On.le Luisa Laurelli , Presidente Commissione Sicurezza e lotta alla criminalità del Consiglio regionale del Lazio, all'assemblea straordinaria della Consulta femminile del Lazio

A fronte della gravità della situazione, profittando della presenza qui di Isabella Rauti, propongo che si attivi con forza la rete delle donne nelle Istituzioni e nelle Associazioni, per costruire assieme un piano di intervento nazionale per prevenire e contrastare la violenza contro le donne. Si tratta di decidere assieme gli obbiettivi e gli strumenti di intervento nonché di mettere assieme risorse straordinarie necessarie.
In premessa desidero confermare la fiducia nella magistratura e nelle forze dell'ordine, anche quando si decidono gli arresti domiciliari per i violentatori.
Ciò perché non dobbiamo consentire che la delegittimazione dell'operato della magistratura (che interviene nel rispetto della legge valutando le cose anche alla luce della differenza dei fatti), non serva da alibi per giustificare la giustizia "fai da te" con le annesse azioni xenifobe e razziste che abbiamo visto all'opera in questo periodo nel Lazio. I comportamenti degli uomini di Guidonia contro i violentatori rumeni, sono stati l'ennesima dimostrazione di "possesso" delle donne che da vittime sacrificali sono diventate oggetto della contesa tra maschi italiano e maschio immigrato.
Le donne hanno una paura che è un limite alla libertà. C'è una regressione culturale in corso nel rapporto uomo donna fin dall'adolescenza, su cui occorre intervenire con vere politiche di sostegno alla famiglia e alla scuola.
POLITICHE CHE OCCORRE FARE E NON DIRE.
La Regione Lazio come si è costituita parte civile nei processi per mafia, lo deve fare a difesa dlle vittime di violenza e deve proseguire nell'azione di rafforzamento della rete dei servizi di prevenzione e cura.
Sono stati stanziati in 3 anni ben 21 milioni di euro per potenziare la rete dei consultori che possono fare molto per avviare progetti rivolti ai giovani da educare ad una sana sessualità e a corretti rapporti tra ragazzi e ragazze nel rispetto della differenza di genere. si stanno impegnando i fondi necessari per aprire centri anti violenza in ogni provincia, visto che in alcuni territori non esistono (1 milione e mezzo di euro). Su proposta del coordinamento delle elette, si sta predisponendo il piano di contrasto della tratta degli esseri umani, così come deciso alla luce dei risultati dei seminari "Vie d'uscita" effettuati dall'assessorato alla formazione, sul tema della prostituzione coatta.
L'istituzione di un numero verde, il rafforzamento delle misure previste nelle leggi regionali, il coordinamento con le norme statali, sono obbiettivi possibili da raggiungere, basta avere la volontà politica.
Rivolgo un appello al Comune di Roma: non si riducono le unità di strada e si potenziano i servizi che solo Roma ha, siano case di fuga o centri di accoglienza.

On.le Luisa Laurelli
Intervento della Prof.ssa Isabella Rauti - Capo Dipartimento per le Pari Opportunità - Presidenza Consiglio dei Ministri
  1. Condivide interamente il discorso dell’On. Luisa Laurelli e dichiara la volontà istituzionale di collaborare.
Le azioni finora intraprese:
  1. Il Dipartimento per le Pari Opportunitàè impegnato sul fronte del recupero e della sensibilizzazione attraverso il Progetto Arianna, intervento attivo su tutto il territorio nazionale, diretto al sostegno, all'emersione ed al contrasto del fenomeno della violenza di genere verso le donne, inteso in ogni sua forma (fisica, sessuale, psicologica, economica, o di coercizione o riduzione della libertà, sia in contesto familiare che extrafamiliare, sia in forma di stalking). Per il 2009, il progetto porrà in essere:
  • supporto tecnico/scentifico allo sviluppo di una rete nazionale antiviolenza
  • miglioramento del Servizio di accoglienza telefonica nazionale 1522
  • allargamento della Rete Antiviolenza Nazionale ad altre realtà italiane
3. Promosso un corso di formazione per gli operatori impegnati nel primo soccorso (Telefono Rosa ed altra Associazioni)

4. Disegno di Legge recante “Misure contro gli atti persecutori”, il quale traendo spunto dai precedenti disegni di legge,concentra l’attenzione sul tema del c.d.Stalking, introducendo il nuovo reato di “atti persecutori”. Esso consiste nel porre in essere minacce o molestie con atti tali da creare nella vittima un perdurante stato di ansia o paura o un fondato timore al tal punto da indurlo ad alterare le proprie abitudini di vita. I limiti della pena sono stati adeguati alla gravità del reato (dai sei mesi ai quattro anni); è inoltre prevista la pena dell’ergastolo in caso di omicidio preceduto da stalking.

5. La Legge 66/96, interviene, nell'ambito dell'abuso sessuale ai danni minori La scelta compiuta dalla legge italiana n. 66/1996 ("Norme contro la violenza sessuale") è stata quella di introdurre, al posto della precedente normativa (che prevedeva sia l'ipotesi di violenza carnale, sia l'ipotesi di atti di libidine con differenti criteri di valutazione rispetto alle pene), la definizione di un'unica fattispecie di reato (atti sessuali), includendo così, in tale espressione, anche quei casi in cui non vi è stato un contatto fisico tra vittima e aggressore (91) (non contact abuse), come ad esempio nel reato di corruzione di minorenne.

6. Maggiore collaborazione con le Forze dell’ordine

Le polemiche dei giorni scorsi, scatenate dai casi di violenza sessuale che si sono susseguiti a Roma, ed in altre zone e città italiane (a Guidonia, a Brescia ed a Genova) come una catena maledetta di coincidenze, rischiano di spostare il baricentro del problema. E, nella concitazione dei toni sempre più alti e nella confusione delle notizie incalzanti, il perimetro della “questione violenza sulla donne” viene sfumato confusamente e, paradossalmente, va perdendo terreno.

Sugli atti di violenza, in genere e sugli stupri in particolare, ogni strumentalizzazione politica non solo è una raccapricciante speculazione ma diventa anche fuorviante e rischia di allontanare ogni ragionamento ed ogni soluzione condivisa. La questione non è e non può essere politicizzata; si tratta, infatti, del confine sottile fra civiltà e barbarie. Si tratta, anche, di sicurezza delle città nel metodo ma nel merito si chiama involuzione culturale, di mentalità e di costume. Di quella “emergenza sicurezza” nelle città che la sinistra ha negato e che la destra, invece, ha posto come priorità e sta affrontando. Ma torniamo al merito. L’edonismo sfrenato ed il consumismo selvaggio - insieme a quel liberismo sregolato e senza etica che implodendo su se stesso ha generato una crisi economica mondiale - hanno contribuito scientificamente a svilire la dignità delle persone, uomini e donne. Le società postmoderne non hanno globalizzato i diritti umani, piuttosto hanno progressivamente corroso i valori fondamentali, le identità, i generi, le diversità. Ed anche le ondate migratorie, hanno contribuito a creare sacche di emarginazione, di illegalità e di clandestinità che incidono fortemente sulle meccaniche di violazioni delle leggi e delle regole; e su questo fronte un certo buonismo ipocrita ha fatto il resto. Ed ha fatto solo danni.

E, la cronaca ci restituisce episodi di violenze - nelle grandi città come nelle province - ai danni delle donne ma anche, sempre più spesso, nei confronti dei minori e dei portatori di Handicap, più in generale nei confronti dei soggetti definiti vulnerabili.

E si tratta di una violenza definita multidimensionale che va dalle forme di violenza fisica e psicologica, consumate e subite anche all’interno delle mura domestiche, fino agli atti di violenza sessuale ed agli stupri, da parte di individui o di gruppi, nelle strade o in luoghi pubblici. E non da oggi. Ricordiamo, ad esempio, il Rapporto ONU (ottobre 2006) – 130 pagine sulle violenze fisiche, sessuali, psicologiche e sulle violazioni subite dalle donne nelle guerre e nei conflitti - ha definito la “violenza sulle donne come un flagello mondiale” che si tratti di tempi di pace o di guerra; mentre l’OMS ha reso noti i risultati di uno studio sul fenomeno della violenza, definendolo generalizzato e diffuso “sia nei Paesi industrializzati che in quelli in Via di Sviluppo, a Occidente come ad Oriente, a sud e a nord, nelle aree rurali ed in quelle metropolitane”.

Ricordiamo anche, che oggi in Italia lo stupro è un reato (delitto) contro la persona e non più genericamente contro la morale e la società, grazie alla legge contenente “Norme contro la violenza sessuale” (n.66 del 15 febbraio 1996) il cui approdo fu lungo, sofferto e difficile. E, ricordiamo pure che, nonostante le previsioni normative, gli episodi di violenza contro le donne continuano (solo un dato, più di mezzo milione le donne vittime di stupri o di tentativi di violenza sessuale, Fonte ISTAT, 2006) ed è stato presentato di recente, dal Ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna un ddl su “Misure contro la violenza sessuale”, contente modifiche al Codice penale, tese a rafforzare la tutela penale in caso di recidiva, ad introdurre aggravanti connesse alla modalità di azione del colpevole, nonché volte ad accelerare i tempi di giudizio e, soprattutto, ad una maggiore certezza della pena!

Questo il quadro di riferimento, nell’eterna consapevolezza che le norme, da sole, non bastano se non si determina un cambiamento culturale e di mentalità e non si supera la “violenza” intesa e vissuta come modalità di relazione. Sia tra gli individui che tra i gruppi. E questo è se non il punto, un punto. Nello squilibrio relazionale tra i sessi, riemerge la volontà di possesso e di controllo ed emerge la voglia di ripristinare “antiche gerarchie” che sono state contraddette e rovesciate. Resta irrisolta , comunque, la questione della libertà femminile e non si vuole intendere quella sessuale, ma quella personale e legata all’identità di genere.

E qui non si tratta di semplice “machicismo” fastidioso ed idiota, né basta aumentare la sicurezza (condizione necessaria ma non sufficiente); piuttosto, qui si tratta di ricentrare tutti il valore e la dignità della persona, di tutelare i diritti fondamentali, inserendoli nelle agende dei governi. Quando, il dato etico, può essere buona cifra della politica, mai delle sue strumentalizzazioni.

Isabella Rauti
Intervento di Concetta Fusco durante l'assemblea straordinaria della Consulta femminile

La lotta alla sopraffazione della donna, la lotta alla violenza in casa e fuori è diventato il nostro maggiore impegno sociale. Sembra impossibile ma è così. Il perpetrarsi della violenza ci sta riportando indietro nel tempo e ci fa riflettere dolorosamente sulla nostra società e ci fa chiedere: “Dove abbiamo sbagliato?” 

Abbiamo sbagliato quando ci siamo girati dall’altra parte assistendo a una sopraffazione, un’ingiustizia dicendoci che non sono affari nostri ed è meglio non impicciarsi anche se la persona che ci sta davanti chiede aiuto, magari solo con gli occhi? 

Sbagliamo quando non sappiamo più dire un no ai nostri figli? Sbagliamo quando li lasciamo troppo soli davanti alla televisione e all’uso smodato di internet? Sbagliamo quando la comunicazione diventa più difficile nell’adolescenza e sminuiamo certi comportamenti etichettandoli come ragazzate? Sbagliamo quando facciamo di loro degli idoli e affermiamo con certezza che loro, i nostri figli, non farebbero mai certe cose, come per esempio umiliare e deridere un compagno o una compagna di scuola o compiere atti di bullismo? Sbagliamo quando vogliamo essere più amici dei nostri figli che i loro genitori? E a scuola, quando l’insegnante rimprovera il nostro amato figlio o figlia e corriamo in suo soccorso, sbagliamo a disconoscere il ruolo educativo degli insegnanti stessi e per di più di fronte ai nostri figli? E sbagliano gli insegnanti, quando già alle scuole elementari si fanno dare del tu dagli alunni perdendo così molto della loro autorevolezza, lamentandosi, certo, ma dicendo anche che è così che va il mondo e sbagliano quando, non tutti per fortuna, dicono di essere lì non per educare i figli degli altri ma solo per istruirli? 

Sbagliano gli autori dei programmi televisivi a proporre continuamente scene volgari dove si è spiati tutto il giorno, si litiga a si muore di fame,dove l’apparire e la competizione diventano gli unici strumenti utili per arrivare? E sbagliano a proporci film e telefilm dove la violenza è l’unico filo conduttore? 

Vicino a tutte queste domande non possono non esserci quelle che dobbiamo fare ai politici: “Cosa avete fatto e fate di fronte all’inarrestarsi degli episodi di violenza? Perché ancora non fate leggi con pene più severe che funzionerebbero da deterrente per chiunque? Perché siamo ancora di fronte alla certezza dell’impunità e non a quella della certezza della pena per chi violenta? E perché non c’è il gratuito patrocinio per le vittime di violenza? E i magistrati perché applicano la legge troppo spesso a sfavore delle donne violentate e non si aumenta il numero delle forze dell’ordine per proteggere la nostra città?”

E se la violenza viene da lontano, e le nostre carceri scoppiano, perché non si permette che i violentatori paghino la giusta pena nei loro paesi? Perché le donne nel 2009 non possono non possono ancora dire che lo Stato c’è e le protegge, le difende e le tutela da chi le violenta? 

Credo che rispondere ad alcune di queste domande ci aiuterà a capire la causa e l’effetto del progressivo deteriorarsi della nostra società. 

Concetta Fusco
Vice Presidente nazionale del Movimento Italiano Casalinghe
Coordinatrice del gruppo Politiche Sociali e Sicurezza della Consulta femminile per le P.O. della regione Lazio. 

Intervento di Gabriella Paparazzo durante l'assemblea straordinaria della Consulta femminile

Sono Gabriella Paparazzo, responsabile della Formazione dell’Associazione Differenza Donna, che gestisce a Roma 4 Centri Antiviolenza. Ogni anno ai nostri Centri si rivolgono circa 1500 donne, vittime di violenze psicologiche, fisiche, sessuali, maltrattamenti familiari, donne vittime di Tratta, anche minorenni.

I recenti episodi di stupri sulle ragazze e donne , avvenuti in Italia, ad opera di uomini stranieri, hanno prodotto da parte delle istituzioni una risposta che ha gridato all’allarme e alla emergenza  dimenticando che la violenza di genere, è distinta dalla violenza in generale, ed è un fenomeno  strutturale globale. 

Il primo rapporto del Consiglio d’Europa del 2002, indicava la violenza del partner la prima causa di morte e di invalidità permanente per le donne in Europa, più del cancro, degli incidenti stradali, della stessa guerra. Il quotidiano francese “Le Figaro” il 31 dicembre 2002 commentando il dato europeo sulla violenza alle donne intitolò l’articolo a firma di Stéphane Kovacs,”L’Europa in preda al terrorismo coniugale”,

I dati relativi alle violenze subite dalle donne, nel mondo, a distanza di 7 anni, con rapporti dell’ONU, OMS, ed altri organismi nazionali ed internazionali sono tragicamente aumentati.

La lettura dei dati statistici  denuncia drammaticamente l’estensione e la diffusione del fenomeno della violenza di genere, indicando  il maltrattamento familiare  la violenza più diffusa e grave perché sfocia  nell’omicidio.

La violenza di genere : violenza perpetrata dal genere maschile sul genere femminile,  è un fenomeno strutturale della nostra società, e scaturisce da una cultura dello stupro che non è ancora tramontata. Una Cultura dello stupro che autorizza gli uomini a disporre e ad appropriarsi del corpo delle donne attraverso l’esercizio del diritto proprietario sul corpo e sulla sessualità femminile. Un diritto proprietario che viene spesso solo contestato, se lo stupro è perpetrato damaschi stranieri, meglio se rumeni. Quando lo stupratore è italiano :marito, convivente, fidanzato, ex o  padre,  questi diventano, malati da curare,  soggetti impazziti, colpiti da raptus.

Un esempio emblematico del perdurare  del diritto proprietario dei maschi  sul corpo delle donne, sono state le affermazioni  pronunciate da alcune persone presenti nel momento all’arresto degli stupratori a Guidonia,  quando  hanno gridato di consegnare il gruppo dei rumeni stupratori al padre della ragazza stuprata o quando urlavano “ fuori gli stranieri che stuprano le nostre donne”.

Gli uomini italiani, violentano le proprie mogli le proprie conviventi per anni e gli stupri coniugali configurano il reato di maltrattamento familiare  che in  Italia viene punito  con la metà esatta della pena rispetto ad uno stupro episodico. Purtroppo la famiglia è il luogo privilegiato della violenza sulle donne.

La disponibilità da parte degli uomini del corpo delle donne, l’esercizio del diritto proprietario,oltre a produrre  aggressività al corpo femminile, creano  il bisogno di protezione per le donne , da parte degli  uomini che devono proteggerle   dalla violenza degli altri uomini;  tale  necessità socialmente costruita, conferma la donna quale soggetto minore  aumentando la disuguaglianza e dominio dell’uomo sulla donna.

. La Violenza  di Genere non è un problema di sicurezza, da risolvere con una maggiore illuminazione delle strade, taxi rosa, o l’assegnazione di un militare quale   guardia del “corpo femminile” ma è un problema culturale che richiede un cambio di civiltà una trasformazione della cultura dello stupro che non tramonta ancora in una cultura del rispetto e della  libertà  dell’altra..

Un passo avanti è già stato compiuto perché le donne stuprate per strada prima della legge  sulla violenza sessuale del 1996, da vittime  diventavano imputate,  responsabili della violenza subita.

Deve essere abolito il diritto proprietario del corpo delle donne  smantellando la gerarchia nella relazione uomo donna, che non ha solo una dimensione personale e privata, ma simbolica, culturale e politica. E’ necessaria una educazione che parta dal riconoscimento del valore della differenza sessuale: un bambino di tre anni sa di valere di  più della sua coetanea.

Una educazione alla relazione pari tra i due soggetti:  uomo e donna, che sviluppi una capacità relazionale.

Corsi di formazione nelle scuole e nell’università, a studenti, professori, operatori sociali del territorio, psicologi, assistenti sociali, forze dell’Ordine, operatori della comunicazione,  tendenti a far condividere una ottica di genere  modificando  la percezione sociale della violenza maschile sulle  donne.

Gabriella Paparazzo
Responsabile della Formazione dell’Associazione Differenza Donna

TAVOLO DI LAVORO PER PREVENIRE E CONTRASTARE LA VIOLENZA

Sintesi del contributo di G. M. Arcidiacono Associazione culturale IL TEMPO RITROVATO

Dall’incontro del 2 febbraio 2009 presso la Sala Tirreno promosso dalla Consulta Femminile della Regione Lazio per le P.O.

RIFLESSIONE, COERENZA E LEALTA’ NELLA DISCUSSIONE che non diventi una sola bandiera PARTITICA

Vorrei lavorare su questo tema: Cultura e violenze studio delle violenze FISICHE e PSICOLOGICHE (segmentando lo studio delle tante violenze sulle bambine e bambini, sulle donne, sugli uomini, sui gay e sugli animali)

Urgenza di prevenzione dentro e fuori le discoteche con la collaborazione degli assessorati alle politiche giovanili

Più controlli e presenza delle Forze dell’Ordine ai gestori delle discoteche evitare nuove licenze sia ai posti mobili che vendono alcoolici sia all’apertura di nuove discoteche e collaborazione periodica con le associazioni del tavolo della consulta.

Molte violenze non emergono “a mio avviso” per una serie di motivi che non riporterò qui di seguito, ma solo all’apertura dei lavori.

G. M. Arcidiacono Associazione culturale IL TEMPO RITROVATO
Donatella Artese de Lollis - Associazione Archiva (Casa Internazionale delle Donne)

L’indignazione di oggi su i recenti eventi delittuosi contro le donne non ci commuove poiché le violenze e gli stupri fanno parte della nostra storia da sempre e le leggi dei maschi non ci hanno difese.

Alla Casa Internazionale delle Donne c’è un muro interamente ricoperto dai nomi delle donne uccise dai loro partners e famigliari in un brevissimo arco di tempo.

Una seria riflessione sull’identità di genere e sulla relazione tra i generi non ha spazio nella nostra società dove la relazione uomo-donna è ancora molto sbilanciata.

L’anno scorso l’associazione Archivia ha realizzato un progetto con la Fondazione Cassa di Risparmio di Roma che prevedeva la produzione di un c.d.:” La città delle donne” sul movimento femminista romano e la sua divulgazione nelle scuole. Lo abbiamo presentato in venti scuole e tre università di Roma e provincia.

Alla fine della proiezione a ragazze/i veniva sottoposto un questionario in cui tra le altre si poneva la domanda:” Come dovrebbe essere la tua ragazza/o ideale?” Ci hanno colpito due risposte di ragazzi di terza media che rispecchiano il desiderio storico maschile: “NON FACILE,” "UBBIDIENTE.”

Sono la dimostrazione che, ancora oggi, anche gli adolescenti pensano: ”la mia donna è mia proprietà.”

La scuola è il luogo privilegiato per mettere in atto processi formativi che ridefiniscano i ruoli sessuali, eliminino gli stereotipi e valorizzino il pensiero e la pratica delle donne per promuovere nuove forme di relazione tra le persone; ma il corpo e la sessualità sono assenti nelle riforme scolastiche.

E’ indispensabile che tutte insieme infrangiamo questo tabù e ci mobilitiamo perché venga introdotta per legge l’educazione sessuale, intesa come relazione tra le persone, a partire dalla scuola dell’infanzia.

Dobbiamo rifiutare l’associazione: stupratore-straniero; il 70% dei casi di stupro avviene in famiglia. Promuoviamo iniziative per ottenere che tutti i mezzi d’informazione indichino le persone che compiono reati con il loro nome e cognome, omettendo la loro nazionalità. Per noi i delinquenti sono solo delinquenti indipendentemente dalla loro cittadinanza.

Donatella Artese de Lollis
Intervento di Anna Iozzino (Coordinatrice del gruppo “Cultura, spettacolo e sport”)

Un osservatorio permanente contro ogni forma di violenza. LA VIOLENZA COME FATTO CULTURALE
Troppe donne in Europa soffrono e muoiono a causa dei maltrattamenti ricevuti dai propri partner o ex-partner, per il solo fatto di essere donne”, ha dichiarato il presidente dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE), Lluís Maria de Puig, in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza nei confronti delle donne. “Tale fenomeno non risparmia nessuno stato membro del Consiglio d’Europa”.

Il 2009 è iniziato a Roma ed in provincia all’insegna di un’inaudita violenza sessuale nei confronti delle donne e fin dalla notte di Capodanno una ragazza è stata vittima di uno stupro addirittura alla Nuova Fiera di Roma, a Ladispoli un cittadino senegalese ha violentato una giovane bulgara, a Marino un romeno ha sequestrato e violentato una sua connazionale psicolabile e affetta di autismo e, sempre nel mese di gennaio, a Guidonia quattro romeni hanno stuprato una ragazza e hanno picchiato e rinchiuso nel bagagliaio il fidanzato. Sarebbe opportuno creare unOsservatorioPermanente non solo contro gli stupri, ma contro ogni formadi violenza e controtutti gli episodi di insensataferocia e di disordinesociale di cui sono statiprotagonisti di recentesiaalcuni italiani che alcuniimmigrati.Un Osservatorio Permanenteda cuisollecitare un'azione integrata del governo e di tutte le istituzioniperapprovare leggi nazionali e provvedimenti locali e, tenendo conto dell'opinione pubblica, avanzare proposte, individuare percorsi, strategie e strumenti utili a prevenire e contrastare la violenza, lanciare appelli alla convivenza civile, all’accettazione sociale, al sostegno e alla solidarietà verso le vittime e al rispetto dell'altro indipendentemente dal sesso, dalla religione, dalla razza, dalla condizione sociale e dall'età.

Per quanto concerne le iniziative da intraprendere nel diritto penale la legislazione dovrebbe prevedere che qualsiasi atto di violenza fisica o sessuale nei confronti di una persona costituisca un attentato alla libertà e all’integrità fisica, psicologica e sessuale e non venga considerato semplicemente come una trasgressione alla morale o all’onore. Inoltre bisognerebbe prevedere nella legislazione nazionale ed europea misure e sanzioni adeguate che permettano di agire in modo rapido ed efficace contro gli autori di violenza così come deve essere rapida ed efficace l’azione per riparare i torti causati alle vittime.

Nel diritto civile, garantire alle vittime, quando i fatti di violenza siano confermati in giudizio, un equo risarcimento per i danni materiali, fisici, psicologici, morali e sociali subiti in funzione della gravità della violenza, così come un indennizzo per le spese giudiziarie. Se lo stupratore non può risarcire le vittime lo deve fare lo Stato, perché le problematiche legate alla “violenza” sono strettamente collegate alle problematiche legate alla “sicurezza”.

Inoltre bisognerebbe valorizzare e sostenere il lavoro di quelle associazioni che operano in questo contesto, dei centri antiviolenza, delle case-famiglia, raccogliendo una. mappa delle competenze, numeri telefonici, mail, indirizzi, disponibilità dei posti, temi specifici proposti al confronto e alladiscussioneed,infine, un'indagine su come viene percepito il fenomeno nella nostra regione, dove si consuma il maggior numero di violenze fuori e dentro le mura domestiche.

“Troppe donne in Europa soffrono e muoiono a causa dei maltrattamenti ricevuti dai propri partner o ex-partner, per il solo fatto di essere donne”, ha dichiarato il presidente dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE), Lluís Maria de Puig, in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza nei confronti delle donne. “Tale fenomeno non risparmia nessuno stato membro del Consiglio d’Europa. È arrivato il momento di mettere fine a questa violazione ripetuta e diffusa dei diritti umani. Occorre adottare delle leggi che si impongano nei Parlamenti nazionali. A livello europeo, è necessario rafforzare la tutela delle vittime, perseguire gli autori delle violenze ed adottare misure preventive”.

La violenza domestica e fuori casa intesa come forza brutale volta a danno dei soggetti più deboli dentro e fuori le mura domestiche ha molte facce e negli ultimi tempi si declina nei modi più crudeli: omicidio, maltrattamenti, rapimento, sequestro, stupro, molestie e abusi sessuali, pedofilia, bullismo, stalking, razzismo, pirateria stradale, discriminazione sessuale, sfruttamento della prostituzione, violenza psicologica, mobbing, violenza dentro e fuori degli stadi, usura, racket e mulilazioni dei genitali femminili ed altre pratiche tradizionali che recano danno alle donne che sono le principali vittime, perché malgrado tutte le battaglie, è ancora forte nell’uomo l'istinto bestiale ad esercitare un controllo e a pretendere la subordinazione femminile con una concezione patrimoniale del partner e dell'ex-partner. Esiste ancora una cultura della differenza con sogni, aspettative e destini diversi che si forma lentamente fin da l'infanzia esaltando la forza nei maschietti vestiti di azzurro e la bellezza e la grazia nelle femminucce, vestite di rosa.

Angoscia, ossessione, odio, gelosia, allucinazioni, terrore, dolore, paura, satanismo, sessismo, alcool, droga, sconforto, inquietanti linee d'ombra e di mistero formanoil terreno fertile su cui germogliano episodi ailimiti della sopportazione umana. Forse è opportuno sottolineare la storia linguistica della parola più usata in questo periodo dai media: violenza deriva dal latino "violentia" che a sua volta deriva da "vis" che vuol dire "forza".Il tema indoeuropeoWI indica quasiun'integrazione magica fra chi possiede una forte vis con l'inesistenza della persona avversata, considerata un oggetto quasi senza diritti umani.

Anna Iozzino (Coordinatrice del gruppo “Cultura, spettacolo e sport”)
Intervento convegno Fiorella Palazzesi (Consiglio Nazionale Donne Italiane)

Appartengo alla Consulta Femminile della Regione Lazio come rappresentante del CNDI, Consiglio Nazionale Donne Italiane , che da più di cento anni si batte per i diritti delle donne. Di fronte agli ultimi avvenimenti riporto in questo Convegno le preoccupazioni di tutta la mia Associazione.

Il CNDI - Consiglio Nazionale Donne Italiane - esprime una forte preoccupazione per il ripetersi di episodi drammatici di aggressioni e stupri di gruppo che ripropone la piaga ancora irrisolta -ma non per questo ineliminabile - della violenza contro le donne.

Forti della prospettiva che ci viene da un impegno associativo ultracentenario volto a realizzare una società paritaria che veda le donne presenti a tutti i livelli della vita pubblica, nei contesti lavorativi, politici e sociali, nell'esercizio dei diritti di cittadinanza attiva, sottolineiamo con forza come la pregiudiziale essenziale perché ciò possa realizzarsi è nel cambiamento dell'immaginario collettivo e nel radicamento del rispetto per la dignità delle donne, tutte le donne, senza equivoci relativi all'età, alla bellezza, all'aspetto fisico o alle tutele e protezioni di cui esse possono godere..

Le pratiche dei maltrattamenti fisici e psicologici, delle intimidazioni, sono inaccettabili nei confronti di tutte le donne, in tutte le circostanze, come nei confronti di qualsiasi essere umano.

Riteniamo che sia necessario un impegno di vasta portata contro gli ostacoli culturali e sociali in un impegno che si colloca su una pluralità di fronti. In particolare è necessario:
  • accelerare l’approvazione del disegno di legge sullostalking per consentire la protezione delle donne, e comunque dei soggetti più esposti, da forme subdole di violenza che troppo spesso sfociano in atti ben più gravi se non accertate e punite tempestivamente
  • fornire sostegno alle misure antiviolenza e risorse ai centri che danno assistenza alle donne che hanno subito violenze e attuare politiche di sostegno per quante si trovano in condizioni di difficoltà che possono portare a situazioni critiche, garantire loro supporto materiale e psicologico
  • lottare contro il degrado urbano e ambientale che favorisce comportamenti a loro volta degradati e degradanti
  • alimentare una cultura del rispetto della persona e della sua dignità che parta dalla scuola ed abbia il supporto della comunicazione sociale
  • lanciare una campagna informativa e di sensibilizzazione che sottoponga a critica l'ancestrale tendenza maschile a stabilire rapporti di forza basati sulla violenza e sulla sopraffazione e farne argomento di riflessione perché sia sentito come un crimine ogni forma di violenza contro le persone e cambi la cultura diffusa, poiché il problema non riguarda solo le donne: la capacità di reagire e mettere al bando questi comportamenti è un indice del grado di civiltà e della qualità etica di una comunità (o società)
  • rifiutare sia la strumentalizzazione politica che riconduce la violenza contro le donne a una generale questione di sicurezza o che la colloca tra i problemi della presenza di stranieri: poco cambia se la violenza avviene tra le pareti domestiche o in strada, in luoghi isolati o tra l'indifferenza e il timore di chi potrebbe intervenire, ad opera di familiari, di sconosciuti o di stranieri
  • rifiutare sia l'enfasi mediatica sia l’atteggiamento di chi tende a minimizzarla come fenomeno sempre esistito e dunquenormale, il cui riacutizzarsi sarebbe solo apparente per la maggiore disponibilità delle donne a denunciarlo e la maggiore diffusione dell’informazione.
Coordinatrice CNDI Coordinamento Regionale Lazio Fiorella Palazzesi
Intervento di Dalila Novelli all’Assemblea contro la violenza

Il momento che stiamo vivendo ci impone una chiarezza ormai impellente.

Primo che le donne debbono riprendere parola e confronto e l’occasione di oggi è fondamentale. Ed è bene che sia corale, unitaria e condivisa perché c’è volutamente una confusione di messaggi.

Si confonde ad esempio il problema migratorio con la incolumità delle donne.

Si confonde la sicurezza ed il giustizialismo con la prevenzione.

Si confonde l’applicazione e l’efficacia delle norme e la certezza del diritto, con l’ansia di legiferare e con un giustizialismo sfrenato.

Allora noi donne abbiamo il dovere di salvaguardare la verità partendo dalla realtà delle nostre esperienze.

Assolei è un’Associazione che opera da 15 anni per dare alle donne strumenti di supporto pratico ed empatico atti a superare il dramma della violenza e delle molestie in famiglia, nei luoghi di lavoro, per strada.

Oggi l’operazione strumentale dalla quale dobbiamo prendere nettamente le distanze è quella di spostare il problema della violenza dalle cause universali di sessismo maschilista, al rifiuto delle diversità che attribuisce a soggetti appartenenti a questa o a quella etnia la causa della violenza.

Ma noi che conosciamo il problema e che lo affrontiamo da anni sotto tutte le sfaccettature possibili possiamo nettamente respingere una lettura del problema così fuorviante.

Possiamo dimostrare ad esempio che venti anni orsono il problema migratorio era praticamente inesistente. Eppure noi donne scendevamo in strada e dicevano “la notte ci piace vogliamo uscire in pace” “dalle donne la forza delle donne” “per ogni donna stuprata e offesa siamo tutte parte lesa”. No, il problema migratorio non esisteva ma la violenza sulle donne sì, eccome!!

Non esisteva quando le donne di Roma si sono organizzate occupando prima la sede a Prati (Pomponazzi), poi a Pompeo Magno e infine al Buon Pastore, per respingere violenza e soprusi di uomini, tutti nostrani. Non esisteva quando c’è stato l’orrendo crimine del Circeo, perpetrato da bravi ragazzetti ricchi e borghesi, italianissimi.

Ed allora oggi ci sorge il sospetto che questa focalizzazione del problema sugli immigrati sia strumentale agli interessi dei nostri uomini che governano informazione e comunicazione e spostano l’asse dal sessismo, (che è la forma degenerata della sessualità nei maschi violenti e che genera gli atti contro le danne, e che è trasversale a tutto il mondo e a tutti i livelli sociali) sposta l’asse, dicevo, dal sessismo, alla criminalizzazione dell’immigrato, con vantaggi elettorali scontati.

Noi dobbiamo respingere questa lettura con tutte le nostre forze, perché altrimenti continueremo ad essere massacrate di botte, prima di tutto in famiglia e poi anche per strada.

Certo che la cultura sessista si alimenta anche nel degrado. E allora la risposta sarà: creiamo cultura, accoglienza e vivere civile, lavoro e opportunità, rispetto delle regole per tutti, così come hanno fatto altri paesi con noi, con la nostra immigrazione (se avete visto il programma di Iacona ieri vi sarete rese conto di cosa sto parlando).

Dicevo, si confonde la questione della sicurezza con l’incitamento al giustizialismo. Come se la galera rappresentasse di per sé un deterrente. Altra cosa è la certezza della pena. Certo, questo sì. E vale però per tutti i tipi di reato: dall’evasione fiscale, ai delitti in famiglia, dai furti alle truffe.

Non si può essere giustizialisti a seconda della contingenza del momento o del soggetto da perseguire. Non possiamo sottrarre le intercettazioni ai giudici su reati altrimenti non individuabili e poi mettiamo in galera chi è reo confesso, prima ancora di fargli il processo. Ancorché si tratti di un delinquente che comunque va additato e isolato affinché senta il peso e la gravità di quanto commesso.

Oppure chiediamo alla politica di modificare il codice di procedura Penale e di stabilire che in caso di violenza sessuale il reo confesso è da considerare comunque pericoloso per la reiterazione del reato, può inquinare le prove e può scampare all’arresto (anche quando si tratta dei nostri bravi ragazzi, figli di mamma e papà, però). Perché di questo si tratta, come ha ricordato il giudice Nordio ieri in una trasmissione che per certi versi è stata discutibile ma che su questo ha chiarito molti dubbi rispetto alle responsabilità della giustizia e alle norme di garanzia che valgono erga omnes, come in tutti i paesi civili.

Noi donne sappiamo sulla nostra pelle che il problema è sicuramente e prioritariamente un problema culturale. Il cui argine deve nascere e crescere nelle scuole. Dai bambini e dalle bambine. Dobbiamo fare uscire i piccoli dagli stereotipi. Che, attenzione, non significa annullare la loro specifica identità di genere. Ma anzi esaltarla, e soprattutto renderla qualitativamente paritaria. Bisogna spiegare ai maschi che l’affermazione economica e sociale delle donne nella società è un fatto naturale che appartiene ad ogni individuo e che uomini e donne debbono convivere anche attraverso il conflitto che è un aspetto dell’intelligenza umana che fa crescere e che porta alla sintesi e alla maturazione delle relazioni umane. Ma il conflitto deve essere rigorosamente dialettico. Dobbiamo insegnare ai ragazzi a saper discutere. A imparare meno formule e più dialettica.

Bisogna promuovere la crescita delle donne. Ma dobbiamo promuovere quelle donne che hanno una certa visione delle cose, che non siano il frutto di una logica partitocratrica. Vedete lo abbiamo detto ed elaborato da tempo: il punto di vista delle donne permea ogni scelta, dalla salute, alle scuole, dallo sviluppo industriale a quello dei trasporti e deve essere frutto di una elaborazione condivisa tra le donne e poi contaminare la cultura maschile, realizzare un rapporto di forza dialettico, numerico e culturale che deve avere il sopravvento sul punto di vista maschile. Non temiamo lo scontro. Affrontiamolo con la forza della ragione.

Infine fatemi fare una notazione sulle pari opportunità. Si tratta di una normativa che è stata pensata dalle donne in funzione del riequilibrio di genere e del gap che obiettivamente è sfavorevole alle donne nella società. Ora ce la fanno ritorcere contro attraverso una serie di interventi a ribasso e contro le donne. Gli orari di lavoro, le pensioni, la qualità della vita, i contratti di lavoro, debbono contenere l’impronta femminista, il punto di vista di genere. E invece la legge per le pari opportunità ci viene scippata giorno dopo giorno da una concezione maschile della società che fagocita tutto trasformandolo e restituendocelo snaturato da come era stato pensato quando il movimento delle donne era più forte e determinato. Monitoriamo quindi e controlliamo prendiamo parola su tutto riconquistiamoci la centralità della nostra visione della vita e delle norme che con fatica, lotte e determinazione abbiamo voluto e ottenuto.

Dalila Novelli