Lettera della Consulta Femminile regionale ad Alemanno affinché Roma sia la Capitale delle donne

Questo il testo della lettera inviata:

Egregio Sindaco di Roma,

Le scriviamo per rivolgerle un appello, oltre ogni contesa burocratico-giudiziaria:

raccolga la sfida dell'innovazione e dia il segno di civiltà di una "Grande Città" aprendo le porte di Palazzo Senatorio ai talenti femminili che fervono nei gangli delle Università romane, delle Imprese, del volontariato, dei Partiti, delle Associazioni ed in altri ambiti della società.

Non lasci due sole donne nella Giunta Comunale.

Arricchisca la nostra comunità con più presenza di donne superando i veti stereotipati che fanno di Roma una città chiusa, arroccata su difese di potere che non possono più garantire democrazia e sviluppo.

Lei conosce quanto noi l'arretratezza democratica e civile del nostro paese, che ci colloca in fondo alla graduatoria dei paesi europei , e non solo, in materia di pari opportunità.

Infatti l'Italia, nonostante abbia sottoscritto la Convenzione delle Nazioni Unite per l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione (CEDAW) già dal 1985, segna ancora oggi un trend negativo per la piena attuazione dei diritti delle donne.

Riteniamo che l'apporto delle donne sia una risorsa indispensabile per garantire la modernità del nostro paese, soprattutto in una fase storica attraversata da profonde criticità economiche e sociali che richiede maggiore competitività con le economie più avanzate.

Roma Capitale, anche alla luce delle maggiori competenze assegnatale dalla legge di riforma del Titolo V parte II della Costituzione, e sede della cristianità nel mondo, è più che mai chiamata ad assolvere a crescenti e gravosi impegni.

E' una collettività ricca di culture diverse, di realtà sociali diversificate e con forme di disuguaglianze e di nuove povertà che esigono la conoscenza dei bisogni, la valorizzazione delle risorse umane ed il dialogo, senza il quale è impossibile creare sinergia.

Le esperienze femminili sono quindi fondamentali, non solo per le conoscenze accademiche che i dati statistici confermano, ma per il dinamismo e la sensibilità che esprimono e per la duttilità nella soluzione concreta dei problemi.

Privare le Istituzioni di queste competenze significa sottrarre la voce alle istanze che spesso restano silenti ma che sono alla base per ogni società evoluta capace di rappresentare il volano per una nuova civiltà.

Anche i numeri scandiscono le regole della democrazia e ben conosciamo come la cultura maschilista attualmente imperante non aiuti l'avanzamento del confronto paritario nelle Istituzioni.

Sta a chi ha la maggiore responsabilità di governo recepire le sollecitazioni ed i fermenti sociali per dettare un'agenda politica e la sua conduzione guardando al bene della collettività e alle sfide del domani. E, proprio per il grande squilibrio di presenza femminile che si registra nell'aula Giulio Cesare,Lei può, avvalendosi dei poteri conferitegli dalle leggi, sollecitare l'avanzamento della cultura delle pari opportunità, così come invoca la stessa Unione Europea.

La nostra città, le donne della città capitale del mondo per storia, cultura e bellezze naturali, devono poter raccogliere le provocazioni del tempo e contribuire a lasciare il segno di Roma nella emancipazione della storia dell'umanità.

La Presidente della Consulta femminile regionale per le pari opportunità
Donatina Persichetti