Presupposti necessari al ricorso contro la violazione delle norme in materia di rappresentanza di genere


Le norme tese a promuovere una maggior rappresentanza femminile nelle istituzioni sono:

- La Costituzione italiana, all'art. 51: "Tutti i cittadini dell'uno o dell'altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini. La legge può, per l'ammissione ai pubblici uffici e alle cariche elettive, parificare ai cittadini gli italiani non appartenenti alla Repubblica. Chi è chiamato a funzioni pubbliche elettive ha diritto di disporre del tempo necessario al loro adempimento e di conservare il suo posto di lavoro".

- il Decreto legislativo n. 267 del 2000, anche noto come "Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali", all'articolo 6, comma 3: "Gli statuti comunali e provinciali stabiliscono norme per assicurare condizioni di pari opportunità tra uomo e donna ai sensi della legge 10 aprile 1991, n. 125, e per promuovere la presenza di entrambi i sessi nelle giunte e negli organi collegiali del comune e della provincia, nonché degli enti, aziende ed istituzioni da essi dipendenti".

- nelle norme specifiche contemplate dagli Statuti degli Enti locali.
Pertanto per adire al TAR contro il mancato rispetto della rappresentanza femminile all'interno degli organi collegiali degli Enti locali, vi sono due possibilità:
1. laddove lo Statuto dell'Ente in questione non contempli norme in materia, come richiesto dal dlgs 267/2000, è necessario impugnare lo Statuto stesso entro e non oltre il termine di 60 giorni sua pubblicazione;
2. laddove lo Statuto, invece, contempli le prescrizioni del dlgs 267/2000 e, ciò nonostante, non le abbia rispettate, è necessario presentare il ricorso entro e non oltre il termine di 60 giorni dalla composizione della Giunta o dell'organo collegiale. Il ricorso può essere presentato da "ciascun cittadino elettore (..) in quanto soggetto potenzialmente aspirante alla titolarità della carica".

La Consulta Femminile Regionale per le Pari Opportunità e la Consigliera di Parità regionale, sostengono e invitano tutte le donne della Regione Lazio a verificare la conformità degli organi degli Enti Locali del territorio alle norme richiamate e, in caso contrario, a promuovere azioni per il riconoscimento della dovuta rappresentanza femminile al loro interno.