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Il Consiglio regionale ricorda Falcone e Borsellino


15/05/12


In occasione del XX anniversario delle stragi di Capaci e di via d'Amelio, in cui persero la vita i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, il presidente del Consiglio regionale del Lazio, Mario Abbruzzese, in collaborazione con il Forum dei giovani rappresentato dal consigliere regionale Giancarlo Miele e dalla vice presidente del Forum, Roberta Lulli, ha promosso ed organizzato presso la Sala Mechelli del Consiglio regionale del Lazio una tavola rotonda con il procuratore emerito della Direzione Nazionale Antimafia, Pier Luigi Vigna, ed il procuratore della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone. A moderare l'incontro, Bruno Vespa, giornalista Rai, autore e conduttore della trasmissione 'Porta a Porta'.

Proprio quest'ultimo ha introdotto i lavori, inquadrando il contesto storico-politico nel quale gli attentati del '92 maturarono, con un sofferto scrutinio per la presidenza della Repubblica dal quale uscì alla fine, sull'onda dell'emozione popolare per gli attentati, il nome di Oscar Luigi Scalfaro, soprattutto grazie al passo indietro di Andreotti, secondo Vespa. La parola è passata quindi a Roberta Lulli, che ha letto due messaggi inviati rispettivamente dal presidente del Senato Schifani e dal vicepresidente del CSM, Vietti, entrambi impossibilitati a partecipare per motivi istituzionali ma che si complimentavano con gli organizzatori per questa iniziativa degna di merito.

Il presidente Abbruzzese, nel ringraziare i partecipanti, ha anzitutto ricordato ai giovani le figure di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, affermando: "Dopo le stragi del '92, lo Stato ha trovato le energie giuste per affrontare la lotta alla mafia vincendo molte sfide", elencando brevemente gli arresti di esponenti di spicco della criminalità susseguitisi fino ai tempi recenti. Quindi, il presidente ha aggiunto che "la lotta alla mafia è un valore di tutte le forze politiche" poiché basta osservare le date per capire come gli arresti eccellenti si sono registrati sia quando al governo del Paese c'era il centrodestra, sia quando governava il centrosinistra"; egli ha espresso però la preoccupazione che, in un momento in cui la crisi economica causa notevoli problemi di liquidità, le enormi disponibilità economiche della criminalità organizzata possano indurre in tentazione soggetti del mondo imprenditoriale in difficoltà, concludendo, rivolto ai giovani, che "è nostro dovere tenere alta, altissima la guardia. Perché non tutti hanno l'attenzione o la forza per dire di no alla criminalità organizzata".


Il procuratore Pignatone ha spiegato come a suo avviso, per capire gli attentati del '92 sia necessario risalire al clima degli anni '70, quando, per fronteggiare la minaccia terroristica, lo Stato sottovalutò momentaneamente la minaccia rappresentata dalla criminalità organizzata; nel frattempo il ruolo di crocevia del traffico internazionale di stupefacenti della Sicilia e la presenza di referenti all'interno del mondo politico, come Ciancimino, favorirono l'espansione, anche fuori dalla Sicilia, del fenomeno mafioso. Dopo gli omicidi eccellenti degli anni 70/80, come quelli di Giuliano, Terranova, La Torre, Mattarella e Dalla Chiesa, però, "il 1984 segna la svolta nella lotta alla mafia, con il maxiprocesso incentrato sulle dichiarazioni di Buscetta, che forniscono a Falcone il codice per capire la mafia", secondo Pignatone. "I collaboratori di giustizia - aggiunge il procuratore - sono la prova vivente però che dalla mafia non si può uscire solo da morti, come si pensava fino a non molto tempo fa". Le stragi del '92, in cui vengono uccisi proprio i due uomini che più avevano fatto ai fini della conoscenza del fenomeno mafioso, Falcone e Borsellino, possono essere lette, come conclude Pignatone, proprio come risposta mafiosa al maxiprocesso, seppure ad alcuni anni di distanza.

Quindi, Pier Luigi Vigna ha ricordato la figura di Falcone servitore dello stato, anche grazie a ricordi personali in suo possesso, e ha spiegato come il contributo dato dall'esperienza della lotta al terrorismo sia stato decisivo per quella alla mafia, sotto gli aspetti del coordinamento delle attività investigative e dell'utilizzo degli sconti di pena per i collaboratori di giustizia. Il fatto che ci sia voluto circa un decennio (dalla fine degli anni 70 ai primi anni 90) per trasportare questi metodi nella lotta alla mafia è da spiegare, a suo avviso, con la situazione internazionale che distoglieva l'attenzione da quella, facendo temere pericoli più imminenti sul fronte dell'eversione politica. I giovani sono, ha detto Vigna concludendo, la chiave di volta della lotta ai fenomeni mafiosi, a patto però che ci sia la possibilità di offrire loro un lavoro sicuro e legale, in modo da non farli cadere preda del richiamo della criminalità.

A seguire, alle ore 12.30, nel piazzale antistante l'ingresso principale del Consiglio regionale, è stata inaugurata una stele dal titolo "L'impegno dei martiri", realizzata in legno da un gruppo di giovani artisti romani composto da Elisa Moi, Alessio Cattaneo e Mattia Savelli; l'opera, che rappresenta un albero che con le sue radici sovrasta la piovra, simbolo della forza tentacolare della criminalità mafiosa, è la vincitrice del concorso 'Giovani contro la mafia', promosso a tale scopo dal Forum dei Giovani del Lazio.

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