Sanità, Columbus terza asta a gennaio. Maggioranza e opposizione unite su livelli occupazionali e offerta sanitaria

La vicenda vede coinvolti circa 750 lavoratori nel fallimento del nosocomio romano che lavora in convenzione con il Policlinico Agostino Gemelli.
15/11/2019 - “Faremo la nostra parte in continuità con quanto fatto fino ad oggi. Siamo perfettamente consapevoli delle esigenze di natura assistenziale, occupazionali e del ruolo che la Columbus ha all’interno del sistema Fondazione Gemelli e che il Gemelli ha nell’ambito del Sistema sanitario regionale”. Così Giovanni Raimondi, presidente del Cda della Fondazione Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” nell’audizione congiunta delle commissioni Sanità e Lavoro, rispettivamente presiedute da Giuseppe Simeone (FI) e Elenora Mattia (Pd), sulla situazione della struttura ospedaliera romana Complesso Integrato Columbus.

A richiedere il confronto con i vertici della Fondazione Policlinico Gemelli, le sigle sindacali e i curatori fallimentari, i consiglieri Antonello Aurigemma (Gruppo Misto), Chiara Colosimo (FdI) e Daniele Giannini (Lega) ai quali si è aggiunto Massimiliano Maselli (FdI), per garantire il mantenimento dei livelli occupazionali e dell’offerta sanitaria dopo il 30 giugno, dopo l’intesa raggiunta lo scorso 4 novembre presso la Prefettura di Roma fra Fondazione Gemelli, Regione Lazio e curatori fallimentari per prorogare l’affitto del ramo di azienda appunto fino al 30 giugno 2020.

“Noi ci muoveremo prima del 30 di giugno – ha garantito Raimondi - in un tempo che sia compatibile con le nostre azioni di chiarificazione anche finanziaria e organizzativa, per avanzare una proposta sperando che questa possa incontrare il gradimento della curatela, tenendo conto di un principio che abbiamo sempre ribadito alle organizzazioni sindacali e cioè che noi non abbiamo, non avevamo, e ragionevolmente non avremo nel futuro la disponibilità per sopportare l’investimento immobiliare. Correttamente la procedura ha scelto di percorrere due strade: da una parte l’azienda, dall’altra l’immobile, mi sembra ragionevole credere che volendo noi presentare quest’offerta per l’azienda, incontreremo la disponibilità per l’utilizzo dell’immobile per quei mesi che intercorreranno tra il 30 giugno e la disponibilità della nuova costruzione”.

La vicenda vede coinvolti circa 750 lavoratori che, dopo l’avvio della crisi nel 2015, il 31 ottobre scorso “hanno vissuto momenti di vera drammaticità da non ripetere in vista di questa ulteriore scadenza il prossimo anno”, come auspicato da Stefano Campitelli, segretario aziendale della Cgil, al quale si sono associati gli altri rappresentanti sindacali presenti, Roberto Chierchia, segretario generale Cisl Fp Lazio, Alessandro Cammino, segretario aziendale Uil Fpl della Fondazione e Valerio Franceschini, Segretario Ugl di Roma e Provincia.

Il 31 ottobre infatti, il contratto di locazione della Fondazione Policlinico Gemelli, che ha mantenuto aperto il nosocomio prendendo in affitto il ramo dell’azienda fallita, era scaduto.

“Non vediamo altra soluzione che quella del prosieguo delle attività del Policlinico”, ha spiegato l’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, ribadendo che per il Servizio sanitario regionale è preminente il supremo interesse pubblico nell’erogazione delle cure e nella garanzia dei livelli essenziali di assistenza. Regione Lazio, quale “soggetto regolatore, già nel 2015 volturò a favore della Fondazione Policlinico Gemelli sia l’autorizzazione all’esercizio sanitario che l’accreditamento per questi evidenti motivi, autorizzando la fondazione a un investimento importante per quanto riguarda anche una nuova ala della struttura stessa in previsione di elementi che poi sono sorti di difficoltà. La Regione Lazio le sue scelte le ha già fatte nell’accordo del protocollo d’intesa con l’Università Cattolica e nell’atto di autorizzazione e accreditamento”, ha detto. “La nostra parte la facciamo tutta, è chiaro che qui è una parte che si scontra con un indirizzo fallimentare, con interessi legittimi che i curatori difendono per i loro creditori, ma si sappia che qui si sta parlando di un’attività regolamentata, non è nel libero mercato, se in quella struttura si vuole fare sanità si deve fare secondo le regole regionali. Lavoreremo per quanto di nostra competenza a favorire l’incrocio tra le legittime esigenze sia della Fondazione che dei curatori, auspicando che si possa arrivare a un giusto equilibrio”.

Per Giannini, componente di entrambe le commissioni, e Aurigemma occorre prevedere una soluzione alternativa: “le responsabilità non sono delle persone sedute a questo tavolo ma non possiamo aspettare la scadenza del 30 giugno”, ha detto Aurigemma.

Così come chiarito da Mario Imparato, uno dei curatori fallimentari, “50 milioni di euro era il valore iniziale dell’immobile, periziato da un tecnico nominato dal giudice delegato, il primo prezzo base dell’asta di luglio. 10 milioni era l’offerta presentata nel 2018 dalla Fondazione Gemelli, che ovviamente non poteva essere presa in considerazione perché dovevamo fare un’asta. L’azienda è stata periziata a 10.5 milioni di euro e a questo prezzo messa in vendita a luglio. Una seconda asta è andata deserta il 24 ottobre dove i prezzi erano stati diminuiti del 20%. Stiamo preparando la terza asta, che presumibilmente verrà fissata ai primi giorni di gennaio. Dopo l’asta di gennaio, nel caso dovesse andare deserta, presenteremo subito un'altra proceduta competitiva”.

Rispondendo all’assessore D’Amato, l’altro curatore fallimentare Francesco Amerigo Cirri Sepe Quarta, ha spiegato: “Siamo d’accordo che l’attività svolta dalla Fondazione è particolare, ma la procedura competitiva non prevede canali differenziati a seconda del tipo di attività che si intende svolgere. Se chi intende partecipare alla gara non è un operatore sanitario e non ha i titoli per accedere all’attività sanitaria non è un problema della curatela, noi aggiudichiamo. Se poi l’operatore non è in condizione di svolgere l’attività, è un problema suo. Il prezzo della vendita non scenderà sino ad azzerarsi, c’è un limite, sarà il giudice a valutare il prezzo limite, continuerà ad essere messa in vendita altre volte, sarà il tribunale a decidere. Ove mai al prezzo limite non ci sarà riscontro da parte del mercato l’azienda non verrà venduta più come complesso di beni ma verrà venduta a pezzi. Non abbiamo strumenti diversi da questi. La procedura non può rimanere aperta fino a quando il mercato non reagisce né può procedere ad una vendita ad un prezzo irrisorio”.

“E’ evidente che il bene ha un valore se viene utilizzato come è stato finora utilizzato ed ha un altro valore se viene utilizzato in un altro modo. E’ un po’ complesso slegare le due cose. Questa commissione non intende abbassare la guardia, ci riuniremo dopo la prossima asta per capire come è andata e quali sono gli intendimenti della Fondazione, della curatela e ovviamente della Commissione e della Regione”, ha detto Colosimo.

Anche per Marta Bonafoni (Lista Zingaretti): “c’è un’idea precisa, è la politica e l’istituzione che pensa che l’offerta sanitaria e la salvaguardia di 750 posti di lavoro sia il punto. Per noi il punto è questo, ciò che perseguiamo, maggioranza e opposizione”.

“Ho accolto con favore le parole del presidente Raimondi circa l’impegno della Fondazione nei limiti anche degli equilibri economici e finanziari e delle procedure tempestive che intendono attivare e dall’altro lato la tempestività delle procedure dei curatori. Sono questioni che noi seguiremo con particolare attenzione, l’interesse è quello di far proseguire questa attività, auspicando di arrivare ad un punto di equilibrio sin dalla terza asta”, ha concluso D’Amato.

All’audizione erano presenti anche i consiglieri Paolo Ciani (Centro Solidale – Demo S.), Loreto Marcelli (M5s), Maselli, Laura Cartaginese (FI) e Marietta Tidei (Gruppo Misto). A cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio