Dall'associazione dei neuropsichiatri, l'allarme sui servizi per l'infanzia e l'adolescenza

Una scena del film "Il grande cocomero". 25/06/2019 - “La situazione dei servizi di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza nel Lazio è grave e inadeguata rispetto al numero delle richieste di accesso ai servizi”, questo l’allarme lanciato dai medici neuropsichiatri della Società Italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza (Sinpia), presenti oggi in audizione della commissione Sanità, presieduta da Giuseppe Simeone (Fi).

Enza Ancona, direttrice Sinpia, ha illustrato le criticità dell’età evolutiva e dell’adolescenza, dell’insorgere delle “nuove patologie” che si innestano su quelle già diagnosticate, di quanto la mancanza di un sistema integrato di servizi possa peggiorare condizioni di disabilità mentale. Ha evidenziato l’importanza dell’intervento tempestivo in età evolutiva. “La società scientifica – ha dichiarato la neuropsichiatra Ancona -  si propone quale parte attiva per la riorganizzazione dei servizi e di elaborazione di percorsi dedicati all’adolescenza; occorre pensare un modello che garantisca innanzitutto la prevenzione, ma anche accompagnare il passaggio del minore con disabilità all’età adulta. Prevenire significa ricorrere meno all’emergenza, spesso più costosa della prevenzione”.  “Inoltre – ha continuato la dottoressa nel suo intervento-denuncia – i nostri pazienti non hanno posti letti dedicati, e spesso finiscono nei pronto soccorso in strutture inadeguate”.

Sulla mancanza di una rete assistenziale dedicata agli adolescenti è intervenuta anche Daniela Pezzi, presidente della Consulta per la salute mentale della Regione Lazio. Nel suo lungo e articolato intervento ha invitato la commissione e la Giunta, rappresentata dal dirigente per la Programmazione sanitaria, il dottor Giovanni Farinella, a ripensare percorsi e servizi integrati e uniformi sull’intero territorio del Lazio. “In attesa di ripensare i servizi, basterebbe estendere le buone prassi che ci sono in alcune Asl di Roma – ha spiegato Daniela Pezzi - per farlo non c’è bisogno di investimenti, ma di un regolamento”.

L’allarme è stato lanciato anche dal neuropsichiatra dirigente medico Asl di Latina, Sandro Bartolomeo, nel suo intervento ha ricordato quando la Regione Lazio fu la prima in Italia ad occuparsi di salute mentale nel 1974, ma quanto l’incuria prima e il commissariamento dopo, hanno compromesso completamente l’organizzazione dei servizi. Ha poi puntato il dito sulla scarsa comprensione che si ha dei problemi della neuropsichiatria infantile.  

La consigliera Chiara Colosimo ( Fratelli d’Italia) che in passato si è occupata di provvedimenti a sostegno delle famiglie dei minori autistici, ha rimarcato l’inadeguatezza dei servizi offerti alle famiglie.

Infine è intervenuto il dottor Giovanni Farinella, dirigente per la Programmazione sanitaria della Giunta, il quale ha spiegato come nella programmazione triennale 2019 -2021 (e grazie alla prossima uscita dal commissariamento) è prevista l’assunzione di 1000 unità all’anno dal 2019 al 2021 8 quindi 3000), e un impegno di dispesa pari a 120milioni di euro.  Risorse umane e finanziarie che saranno distribuite sul territorio tenendo conto delle criticità esposte.

Al termine della seduta il presidente Giuseppe Simeone (FI) ha rinviato la seduta a fine settembre per fare il punto sullo stato dell’arte.

 

  A cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio