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Anastasìa ai Garanti: "Bene il decreto sicurezza, ma no alla criminalizzazione dei cellulari"

Assemblea della Conferenza dei Garanti: il Portavoce, Anastasìa, fa il punto all’assemblea sulle carenze del sistema, sui problemi della didattica a distanza, sul decreto del governo.
Un momento dell'assemblea dei Garanti dei detenuti nell'auditorium della Regione Campania a Napoli. 10/10/2020

 “Il decreto sicurezza del governo è un atto molto importante che farà emergere dalla clandestinità migliaia di persone. Riconosce e amplia il ruolo del Garante delle persone private della libertà, consentendo a coloro che sono trattenuti nei Cpr (i Centri di permanenza per il rimpatrio) di rivolgersi ai garanti, per rappresentare i propri problemi e presentare reclami”. Così il Portavoce della Conferenza dei garanti territoriali delle persone private della libertà, Stefano Anastasìa, garante per le regioni Lazio e Umbria, nel corso della relazione introduttiva all’assemblea 2020 della Conferenza a Napoli.

“Unico appunto – ha aggiunto Anastasìa – è sulla criminalizzazione dei telefoni cellulari in carcere: se non si affrontano più radicalmente le forme della comunicazione dei detenuti con i familiari e il mondo esterno, garantendola nella legalità, la sanzione penale è una minaccia vuota e che avrà solo effetti controproducenti”.

Nel corso della sua relazione introduttiva, Anastasìa ha sottolineato l’importanza della rete dei garanti territoriali, soprattutto al tempo della pandemia. Un tempo in cui i detenuti vivono “in una condizione di doppia reclusione e di separazione, dalla vita civile e da quei legami-ponte (con i familiari, con i volontari, con la comunità esterna) che generalmente ne garantiscono una minima tollerabilità”. Le carenze del sistema di accoglienza sul territorio sono un ostacolo all’uscita dagli istituti di reclusione di migliaia di persone e necessitano di scelte di investimento finanziario, anche con il Recovery Fund, in luoghi e forme dell’accoglienza e dell’integrazione sociale.

Anastasìa ha ricordato le difficoltà nella prosecuzione della didattica a distanza e la necessità di garantire in via prioritaria le vaccinazioni dei detenuti che lo richiedano. “Con la popolazione detenuta di nuovo in crescita (54.277 il 30709) – ha proseguito Anastasìa -  c’è nuovamente grande preoccupazione. Sono loro, i detenuti, che hanno detto ai loro familiari, fin che hanno potuto, di non tornare a colloquio, neanche quando questo era tornato a essere possibile. Sono loro che in questi giorni hanno chiesto di poter fare la vaccinazione anti-influenzale, per evitare la confusione dei sintomi e la paralisi degli istituti di pena e della loro vita quotidiana”. A cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio

Ufficio Stampa