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Piano rifiuti, la discussione generale

28/07/2020
Dopo la relazione dell’assessore e la votazione con cui l’Aula ha respinto le due questioni presentate dal Movimento 5 stelle, è partita la discussione generale sul nuovo piano di gestione dei rifiuti della Regione Lazio.

Il primo intervento è stato del presidente della commissione Urbanistica e rifiuti, Marco Cacciatore (gruppo Misto): “Dopo un lungo lavoro di ascolto – ha spiegato - la commissione non si è chiusa bene. I 278 emendamenti presentati non erano una cifra insormontabile, invece la richiesta della maggioranza di andare direttamente in Aula ha chiuso, di fatto, ogni possibilità di confronto democratico, una richiesta approvata grazie all’improvvisa assenza della collega Cartaginese della Lega. Entrando nel merito della questione: sono condivisibili il blocco di nuovi termovalorizzatori, l’obiettivo del recupero di materia prima, la preferenza sulla gestione pubblica degli impianti. Condivido meno la strategia indicata per raggiungere questi traguardi. Sulla differenziata pesa la situazione romana, dove manca un piano industriale di Ama. Come viene fatta la trasformazione degli impianti di trattamento meccanico biologico di cui parla l’assessore? Con quali strumenti e con quali risorse? Il compound di Colleferro non è innovazione, ma confusione. In teoria dovrebbe fare recupero, in realtà rendiamo una zona già gravemente compromessa la destinazione dei residui dei Tmb di tutto il Lazio. Per quanto riguarda gli Ato: il piano parla di sub ambito di Roma, una definizione che non esiste nella legge, ma per andare oltre la questione della Capitale, va anche rilevato che i cinque Ato, di fatto non esistono: se un ambito non ha l’autosufficienza può rivolgersi agli altri. Bisogna puntare sul compostaggio di piccola taglia. Basterebbe che i romani dividessero la frazione organica per fare un deciso passo in avanti sulla differenziata”.

E’ stata poi la volta di Giuseppe Simeone (FI): “Nella relazione, l’assessore ha voluto distinguere i compiti della Regione da quelli delle altre amministrazioni. Io vorrei ricordare che la Regione ha tutte le responsabilità, a partire da quella politica di verificare che i contenuti del piano vengano poi attuati. Così come è stato scritto il piano non è cogente, mancano ad esempio i regolamenti degli Ato, le regole di funzionamento. Gli Ato, poi, devono essere 6, Roma deve rappresentare un ambito autonomo: la Capitale ha un peso troppo rilevante per stare nello stesso ambito della Provincia. Non si capisce perché l’ordine del giorno approvato in questo senso, con il voto favorevole della maggioranza, viene dimenticato e cancellato. E’ un piano, insomma, pieno di buone intenzioni, ma non sarà possibile attuarlo se qualcuno, come puntualmente accade, si mette di traverso. Si parla di autosufficienza nel territorio regionale e in quello dei singoli Ato, ma mancano gli impianti necessari, sia di compostaggio della frazione organica che di termovalorizzazione, e mancano le discariche di servizio. Su tutti questi impianti la nostra capacità attuale è molto al di sotto dell’effettiva necessità”.

Secondo Stefano Parisi (Lazio 2018) si tratta di “un piano in piena continuità con i precedenti. Qualora rimanesse così com’è la situazione non cambierebbe di molto. Si tratta poi di un piano che non ha un proprio quadro finanziario, tant’è che l’assessore al Bilancio si è impegnata a fare una ricognizione delle risorse disponibili per allegarla al piano stesso. C’è inoltre un approccio decisamente ideologico. Ci sono punti di debolezza molto importanti: questa discussione deve portare a un profondo cambiamento. Speriamo che l’apertura che l’assessore ha fatto nella sua relazione non sia soltanto formale. Con il piano così com’è oggi continueremo a esportare rifiuti fuori dalla Regione con costi altissimi e rischi di gravi infiltrazioni della criminalità organizzata. C’è una grave sottovalutazione sul problema della termovalorizzazione: questa è la grande questione che il piano non risolve, anche in questo caso per motivi ideologici, non si può essere subalterni a quella cultura terrapiattista che sta uccidendo questo Paese. Servono i termovalorizzatori per evitare che i rifiuti prodotti nella nostra Regione continuino a finire in discarica o continuino a essere esportati. Ci sono tecnologie che consentono processi di lavorazione pulita. L’obiettivo deve essere zero discariche. Infine la questione della gestione degli impianti: il problema non è il privato, ma l’assoluta incapacità del pubblico di controllare il privato. Il pubblico non deve gestire direttamente ma garantire concorrenza e controlli rigorosi”.

Per Fabrizio Ghera “le cifre del Piano non sono realistiche”. Il presidente del gruppo Fratelli d’Italia ha spiegato che “non c’è stata alcuna riduzione dei rifiuti, al contrario c’è stato un rimpallo di responsabilità tra Regione e Roma Capitale. Le percentuali sono molto più basse di quelle indicate. Abbiamo bisogno di più impianti per ridurre le tariffe, visto che tonnellate di rifiuti vengono trasferiti fuori Regione con costi notevoli. Non basta dire riduciamo la produzione di rifiuti perché nei fatti non è così, basta vedere i dati attuali, e le politiche inserite nel Piano non incidono. Un testo che non ci piace perché pone risultati irrealizzabili. La priorità è produrre meno rifiuti. In tal modo possiamo salvaguardare l’ambiente e abbassare le tariffe a carico dei cittadini”.

Gino De Paolis (Lista civica Zingaretti) ha prima messo in evidenza “le cose positive di questo piano, che non sono poche, sono molte: riuso, riciclo, raccolta differenziata, recupero di materiali, riduzione di incenerimento di materiali. Parliamo di prossimità, di autosufficienza, di responsabilizzazione dei territori”. Poi però De Paolis ha lanciato un messaggio all’assessore e alla maggioranza, con riferimento agli Ambiti territoriali ottimali (Ato): “Non possiamo obbligare le persone a prendere l’immondizia degli altri, ma possiamo obbligare le comunità ad essere responsabili per la produzione della propria, invertendo questo paradigma. Per andare incontro a questa filosofia ho proposto un emendamento all’Ato di Roma che serve a responsabilizzare sia la Capitale sia la Provincia, che non può pensare, come ha fatto negli anni, di scaricare su Roma. Gli emendamenti che ho presentato non sono molti e vanno in questa direzione. C’è un dovere di maggioranza, ma c’è anche un dovere personale, umano e politico, rispetto ai territori di provenienza e rispetto alla regione tutta. Quindi, accetterò dei ragionamenti esplicativi sotto il punto di vista giuridico, amministrativo e anche politico, ma non imposizioni dovute a cose che non conosco, che non ho le variabili per giudicare e che renderebbero la mia posizione personale difficile al momento del voto”, ha concluso De Paolis.

Anche Pasquale Ciacciarelli (Lega) ha auspicato una gestione su base provinciale dei rifiuti. “Sento questa maggioranza che parla di Ato dei rifiuti del Lazio, quindi la gestione provinciale dei rifiuti”, ha detto. “Lei sfonda una porta aperta – ha aggiunto Ciacciarelli – perché noi non solo gestiamo i rifiuti della nostra provincia di Frosinone ma anche quelli delle altre province. Questo sinceramente non ci sta più bene, perché addirittura la Regione ha chiesto l’individuazione da parte del presidente della Provincia di Frosinone di un ulteriore sito che deve essere utilizzato per lo stoccaggio e per adibirlo a ulteriore discarica”. Gaia Pernarella (M5s) ha parlato del Piano rifiuti come di “uno dei provvedimenti più importanti che la Regione Lazio si appresta a discutere e anche uno dei più attesi. Ricordiamo già che questo era stato un impegno del presidente Zingaretti, l’approvazione del nuovo Piano rifiuti, già nella scorsa legislatura. Ci è voluto un po’, ma siamo arrivati, nelle modalità che tutti conoscete, finalmente alla discussione dell’Aula”. La consigliera pentastellata, dopo aver criticato la scelta della maggioranza di saltare la discussione in commissione, ha messo in evidenza quella che a suo avviso è una contraddizione: “Il Piano parte da premesse completamente condivisibili, con ch alla normativa europea di settore, al Testo unico ambientale e a tutta una visione verso la green economy e la gestione circolare dei rifiuti. Poi però quando si va a vedere in che modo la Regione Lazio intenda pianificare e, quindi, risolvere le criticità attuali vediamo che la Giunta non offre delle soluzioni”, ha detto.

Chiara Colosimo (FdI) ha iniziato il suo intervento definendo “vecchio e pensionabile” il piano in discussione, perché “è pre-Covid, da dicembre 2019 ad oggi è cambiato tutto, tranne l’emergenza rifiuti. L’Europa e il Recovery Fund potrebbero essere utilizzati per il rilancio della famosa economia circolare. Invece voi, presentandovi qui con un Piano mai discusso state dimostrando che l’idea di una ripresa tutta green non esiste, nonostante ve lo chieda l’Europa”. Colosimo ha poi parlato delle azioni da intraprendere per ridurre la produzione di rifiuti: “Abbiamo bisogno di responsabilizzare i cittadini nella scelta dei modelli di consumo – ha detto – perché per ridurre gli scarti e, quindi, per la necessità di conferire in discarica o in un impianto abbiamo bisogno di ragionare non solo di emergenza, ma di utilizzare dei prodotti invece di possederli, ma anche di incrementare alcune cose, come per esempio qui in Italia, nel tempio del tessile, la raccolta degli abiti usati, che diversamente finisce in discarica. Oppure sostenere la filiera della riparazione. Ridurre al minimo la parte dei rifiuti destinata allo smaltimento è l’unica cosa che può salvarci da nuove discariche e nuovi impianti”. Massimiliano Maselli (FdI) ha criticato il provvedimento: “E’ un Piano elefantiaco, difficile da leggere, avremmo auspicato un Piano molto più snello. Parte da alcuni dati che dal mio punto di vista sono sbagliati. Ho l’impressione – ha aggiunto Maselli – che questo Piano, al di là del tecnicismo che c’è dentro, sia stato ‘impacchettato’. È un provvedimento a cui è stata data una direttiva politica ben precisa, quella di non pensare a un nuovo, innovativo, super innovativo sistema impiantistico. Come se l’assessore avesse detto ai suoi tecnici di far quadrare i conti, facendo emergere dal Piano che non serve nessun impianto”. Il consigliere ha poi spiegato che gli obiettivi fissati sulla riduzione dei rifiuti e sull’aumento della raccolta differenziata, a suo avviso, non sono realistici. L’unica soluzione per Maselli è quindi agire sugli impianti: “Dobbiamo dotare questa Regione di un sistema impiantistico non solo autosufficiente, ma anche fortemente innovativo”, ha detto. Anche Giancarlo Righini (FdI) ha criticato il provvedimento, dichiarando che “il Piano assolve al minimo indispensabile, non affronta le grandi sfide che il trattamento dei rifiuti richiederebbe. Nella regione che ospita la Capitale d’Italia – ha aggiunto – una regione totalmente sprovvista di impiantistica per il trattamento dei rifiuti, si decide semplicemente di non imboccare nessuna strada, di continuare a gestire con ordinarietà un fenomeno che meriterebbe ben altro approccio”. Secondo Righini, alcune questioni rimangono irrisolte: il ruolo di Lazio Ambiente (“abbiamo depositato emendamenti che puntano alla conservazione di una società pubblica, che dovrebbe dare la linea a importanti impiantistiche regionali”) e il ritardo della pianificazione territoriale (“che ha determinato il fatto che alcune aree della nostra regione sono già state compromesse con insediamenti concentrati in alcune zone, con autorizzazioni già rilasciate”).

“Questo Piano rifiuti è caratterizzato da tutta una serie di ipotesi, scenari e auspici più che scelte operative”, ha detto Daniele Giannini (Lega), che ha anche criticato la sindaca di Roma Capitale per la scelta di Monte Carnevale come sito per una nuova discarica. Sul provvedimento Giannini ha dichiarato che “le intenzioni sono buone, ma mancano poi le scelte di fondo che devono portare a chiudere il ciclo dei rifiuti e a fare quelle scelte anche impiantistiche che, se prese tutte insieme, hanno un valore ben maggiore di quello di rimandarle alla decisione tecnica degli uffici, in base ai progetti che vengono presentati”. Laura Cartaginese (Lega) è intervenuta innanzitutto per respingere le accuse ricevute dal presidente della commissione Rifiuti di aver permesso, con la sua improvvisa assenza, alla maggioranza di inviare direttamente all’Aula il Piano, impedendo l’esame preliminare in commissione. Entrando nel merito del Piano, Cartaginese ha detto che si tratta di un provvedimento “importantissimo ma privo di contenuti”.

Valentina Corrado (M5s) si è soffermata sulla questione degli Ato: “Quello della suddivisione degli Ato è un falso problema – ha detto – perché quando si parla di chiusura del ciclo dei rifiuti si parla, ovviamente, di tutte le fasi, di trattamento e di smaltimento dei rifiuti. Nel Piano Rifiuti potremmo disegnare anche venti Ato, ma quello che scriviamo rimane soltanto teoria se poi in pratica non c’è l’impiantistica sia di trattamento che di smaltimento entro quell’Ato disegnato per chiudere e quindi attuare quel disegno. Ricondurre la questione degli Ato a una faida di contrapposizione tra Province non fa altro che distrarre l’attenzione da quello che è il problema reale che abbiamo sul territorio regionale. Se volessimo essere realistici – ha aggiunto Corrado – noi dovremmo avere un unico Ato, stando alla situazione impiantistica che abbiamo in Regione Lazio”.

“Come gruppo della Lega, definiamo questo Piano dei rifiuti un libro dei sogni”, ha esordito il presidente Orlando Tripodi, il quale poi ha fatto riferimento al dato della raccolta differenziata: “E’ scritto di portare una differenziata al 70 per cento nel 2025. Noi riteniamo che sia pura utopia passare da un 47 per cento a un 70 per cento in quattro anni, quando ogni due anni si è aumentati di due punti. È impossibile anche perché questo Piano non prevede qualcosa di importante come l’impiantistica”. Per Tripodi “la termovalorizzazione oggi è un valore aggiuntivo, invece noi non ne parliamo. Anche se arrivassimo, nel migliore dei risultati, a questo 70 per cento di differenziata, servirebbero comunque i termovalorizzatori per non aprire più le discariche. C’è un deficit di termovalorizzazione per circa 450 mila tonnellate l’anno”.

La discussione generale si è conclusa con l’intervento di Eugenio Patanè (Pd), il quale ha preliminarmente fatto un invito all’Aula: “Prima di discutere del merito – ha detto – dobbiamo stabilire delle regole d’ingaggio tra di noi, per affrontare al meglio la discussione sugli emendamenti. La prima cosa: sarebbe opportuno mettere da parte, su una materia come questa, approcci ideologici o demagogici. Sul Piano dei rifiuti possiamo avere idee differenti, però è un Piano fatto di numeri, di capacità di produzione di rifiuti, di fabbisogni ed è fatto di obiettivi. Rispetto a questo non si può derogare dal tecnicismo anche di alcune questioni”. A tal proposito, Patanè ha fatto un esempio: “Questo Piano è basato sull’economia circolare, però noi ci dobbiamo intendere su cosa sia, altrimenti rischiamo di perdere di vista l’obiettivo. L’economia circolare non è un quadro bucolico all’interno del quale tutto è verde, tutto è flora e fauna. L’economia circolare è industria, è ricerca scientifica, è innovazione tecnologica. Tutto ciò che noi riusciamo a produrre come materia prima secondaria dall’economia circolare è realizzato dentro degli impianti”. Infine, Patanè ha espresso giudizi positivi sul Piano: “L’impianto base che l’assessore Valeriani porta è innovativo, punta esattamente sulle regole che la Comunità europea ci consegna, dicendo che quel passaggio importante dall’economia lineare all’economia circolare è un passaggio obbligato per tutti quanti noi. E tentiamo di fare questo, dopo aver lavorato sulla riduzione dei rifiuti, sulla prevenzione, sulla preparazione e sul riutilizzo”. A cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio

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