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Paparelli, 40 anni dopo: un incontro alla Pisana su calcio e violenza

Organizzato dal vicepresidente Cangemi e dal consigliere Ognibene alla presenza del figlio Gabriele, di giornalisti ed ex calciatori.
Un momento dell'incontro in sala Mechelli.04/11/2019
Un momento di incontro in occasione del quarantennale della tragica morte di Vincenzo Paparelli, il tifoso laziale ucciso da un razzo lanciato verso la curva nord dello stadio Olimpico dal settore opposto, prima del derby del 28 ottobre del 1979, per mandare il messaggio che lo sport deve essere occasione di amicizia e fratellanza, non di violenza: questo il senso dell’iniziativa di oggi organizzata in Consiglio regionale dal vicepresidente Giuseppe Cangemi e dal consigliere Daniele Ognibene, con la presenza del figlio di Paparelli, Gabriele, che da quel giorno combatte per tener vivo il ricordo del padre.

Dopo la proiezione del video clip del documentario realizzato per Sky da Matteo Marani e un toccante video saluto di Giampiero Galeazzi, il noto giornalista sportivo Rai invitato all'iniziativa ma impossibilitato a partecipare per motivi di salute, Gabriele Paparelli ha detto che “i giovani devono isolare chi non si comporta correttamente sugli spalti, nel sostenere la propria squadra”. Così Paparelli, visibilmente commosso per questa iniziativa, ai numerosi ragazzi presenti in sala Mechelli oggi, provenienti per la maggior parte dagli istituti “Fratelli Cervi” di Roma, “Cesare Battisti” di Velletri e dall’Isc di Santa Marinella. Gabriele Paparelli ha inoltre ripercorso la dura esperienza della perdita di un genitore in età così giovane e gli ulteriori affronti alla sua memoria che ha dovuto subire negli anni successivi.

Il vicepresidente Cangemi, pur non nascondendo l’origine di questa iniziativa nella comunanza di tifo calcistico con il consigliere Ognibene, ha voluto riallacciarla al più ampio discorso sulla violenza negli stadi e nella società in generale, ricollegandola anche alle iniziative contro il bullismo prese dalla Regione in collaborazione con le società di calcio di Frosinone, Lazio e Roma. Ognibene ha aggiunto che, a suo parere, la violenza e i fenomeni di intolleranza e razzismo nel calcio si combattono con l’educazione, più che con misure repressive. Matteo Marani, autore del documentario su Paparelli andato in onda su Sky, ha poi detto che quella tragedia ha segnato non solo una tifoseria ma un’intera generazione e ha rivolto un accorato invito a “non uccidere ancora Paparelli”, vale a dire a combattere ogni forma di violenza, anche solo verbale, nel calcio.

Presente anche Riccardo Cucchi, nota voce radiofonica di “Tutto il calcio minuto per minuto”, secondo il quale “la nostra generazione ha sbagliato molte cose”, ma la speranza nei ragazzi di oggi perché siano migliori è sempre accesa. Parola infine a due giocatori che erano in campo quel giorno, sulle opposte sponde, Lionello Manfredonia e Franco Peccenini: il primo ha detto che troppo spesso il tifo è la valvola di sfogo per settori della società che non vivono bene, e qui il ruolo della politica può essere importante; più pessimista Peccenini, secondo il quale da quel brutto giorno di 40 anni fa poco è cambiato nel calcio, stando alle cronache anche recentissime.

Un breve ricordo anche da parte di Massimo Piscedda, ex giocatore della Lazio, nelle giovanili all’epoca dei fatti, ha chiuso l'iniziativa, alla quale era presente anche il consigliere Alessandro Capriccioli, prima delle conclusioni di Cangemi, per il quale "l’obiettivo che ci si poneva è stato raggiunto", cioè mandare ai giovani un forte messaggio che dica che il calcio non può ospitare fenomeni di violenza e intolleranza di alcun tipo, al di là di appartenenze politiche e di tifoseria.

Ufficio Stampa