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Lazio, il caso rifiuti Roma in Consiglio regionale

Secondo la Giunta regionale la Capitale deve essere autosufficiente. Chiesto alla Regione di autorizzare lo spostamento di un tritovagliatore mobile a Ostia.
Il Consiglio regionale del Lazio di oggi è stato aperto dalle comunicazioni dell’assessore regionale all’ambiente e ai rifiuti Mauro Buschini a proposito dell’emergenza rifiuti della Capitale. A seguire si è svolto un ampio dibattito, che ha toccato numerosi aspetti del problema.


La posizione della giunta regionale è che i rifiuti urbani residui di Roma debbano essere smaltiti nel territorio metropolitano, il più vasto d’Italia. L’autosufficienza è stata indicata come un dovere imposto a livello comunitario sin dal 1991, un’autonomia nel ciclo dei rifiuti di cui godono Parigi, Berlino e Londra. È stato ribadito che la solidarietà di comuni e province, che stanno aiutando la Capitale a evitare l’abisso, non può essere eterna.

È necessario pertanto, secondo la Regione, che il Campidoglio avvii una programmazione per chiudere il ciclo nel territorio comunale, come previsto dalla legge. Ma non sono ancora arrivate alla Regione le risposte, attese da tempo, di Roma e della Città metropolitana sui siti idonei per collocare i rifiuti non riciclabili e non combustibili. La Regione, per legge, non può decidere da sola dove posizionare le discariche di servizio. Né risultano all’assessorato presentate le annunciate richieste del Campidoglio per ottenere l’autorizzazione a tre nuovi impianti per il compostaggio.


In compenso, ieri, è arrivata in Regione la richiesta di attivare, spostandolo a Ostia, il tritovagliatore mobile, proprietà di Ama che si trova attualmente a Rocca Cencia. Una misura pensata per affrontare la crisi di questi giorni. La Regione si è impegnata, a tal proposito, a dare il via libera nel più breve tempo possibile, poiché per gli impianti mobili le procedure sono più semplici.


A Roma la Regione chiede una doppia programmazione. Una a più lungo respiro, e condivisa dal governo regionale, per portare la differenziata al 70 per cento nel 2021. L’altra una rete impiantistica che sia in grado di far uscire Roma dai rischi di emergenza.

L’assetto impiantisco della Capitale è stato definito fragile. La capacità di trattamento corrisponde, infatti, esattamente alla produzione di rifiuti. La crisi degli ultimi giorni, ad esempio, sarebbe conseguita proprio a un rallentamento, legato a una serie di vicende giudiziarie, della quantità accettata dagli impianti di trattamento meccanico biologico (Tmb) di Colari a Malagrotta. Il che avrebbe costretto Ama a stressare i Tmb di Rocca Cencia e Salario, ai quali si è sommata la chiusura dell’inceneritore di Colleferro, bisognoso di un’urgente ristrutturazione.

Il piano rifiuti regionale esistente, secondo la relazione di questa mattina, va aggiornato al nuovo fabbisogno. Fabbisogno la cui redazione si trova oggi sotto procedura di Vas (valutazione ambientale strategica) e che, una volta completato l’iter, tornerà in commissione e Consiglio. Serve però conoscere dalle Province le aree dove si potranno posizionare gli impianti, risposte – come è stato ribadito più volte – che non sono arrivate da tutti.


Diverse le posizioni emerse nel dibattito che è seguito alla relazione dell’assessore. Parte dell’opposizione ha puntato l’indice sui ritardi del governo regionale, proprio per il piano rifiuti, e sull’aver scaricato, in questa vicenda, le responsabilità solo a Roma Capitale, anziché prospettare soluzioni. Chiesto, a questo proposito, che la Regione prenda l’iniziativa, convocando un tavolo (che l’assessore, nella replica, ha precisato esistere già) o una conferenza dei servizi per affrontare l’emergenza.


L’indicazione dei siti, è stato detto, andrebbe preceduta da criteri definiti a livello regionale. Se pure poi l’amministrazione comunale capitolina individuasse gli impianti, i tempi di realizzazione – tre anni – la costringerebbero, secondo altri, a rivolgersi ai privati. Per non dire di discariche di servizio che rischierebbero di trovarsi a 500 metri dagli abitati, finendo per esser bloccate paradossalmente dalla stessa Regione. Se si puntasse poi a collocare gli impianti di smaltimento dei rifiuti in provincia c’è chi, in Aula, ha preannunciato iniziative di “resistenza fisica”. Né è mancato chi ha proposto uno smaltimento su base regionale, con un “trattamento” a livello provinciale, e chi ha suggerito impianti di proprietà pubblica e raccolta affidata alla concorrenza. Frattanto, è stato comunicato all’Aula che il testo unificato della proposta di legge sugli ambiti territoriali ottimali è stato trasmesso alla commissione Ambiente. Il testo prevede un ambito unico regionale, dei bacini autosufficienti e un’autorità d’ambito.


Quanto al Campidoglio è stato sottolineato, da alcuni consiglieri, che esiste un piano rifiuti comunale (con i tre impianti di compostaggio), che punta a portare la differenziata al 70 per cento. A questo proposito è stato chiesto alla Regione di sostenerlo. Si è osservato, inoltre, che anche altre province non hanno autosufficienza, come Rieti che smaltisce a Viterbo al pari di alcuni comuni romani. Di fronte infine alle polemiche di questi giorni non è mancato chi ha ipotizzato che o l’amministrazione capitolina o la stessa Regione puntino al commissariamento per evitare di affrontare il problema.


La seduta si è conclusa con la bocciatura con 34 voti contrari e quattro a favore di una risoluzione di censura presentata da una parte dell’opposizione nei confronti dell’assessore Buschini. I lavori del Consiglio, che hanno all’ordine del giorno la proposta di legge per l’istituzione del servizio civile regionale, sono stati aggiornati a mercoledì 17 alle ore 10.

Roma, 10/05/2017


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