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Cultura, approvata legge sui servizi regionali

Le norme riordinano completamente il settore. Leodori: un passo importante
Il Consiglio regionale del Lazio, presieduto da Mauro Buschini, ha approvato con 26 voti favorevoli e 9 astenuti la nuova legge sui servizi culturali regionali. Si tratta di norme che riordinano completamente il settore, partendo dalla “vecchia” legge del ’97 e andando a comprendere anche la legge sugli ecomusei approvata nel 2017. Cuore del provvedimento che si rivolge a musei, archivi, parchi archeologici, istituti culturali e biblioteche, è il piano triennale di indirizzo che indica ambiti e priorità di intervento, i criteri per la selezione degli interventi, le iniziative promosse o attuate direttamente dalla Regione, la descrizione del quadro finanziario e la relativa ripartizione per settori, le modalità di concessione dei contributi. Dettati gli indirizzi, sarà il piano annuale degli interventi a entrare nel concreto sulla base delle disponibilità di bilancio.

La legge, inoltre, disciplina il ruolo della Regione e degli enti locali, con particolare attenzione alla Città metropolitana e al Comune di Roma. Mentre alla Regione spetta la programmazione, agli enti locali viene riservato un compito di strutturazione di sistemi coordinati di gestione dei servizi, di promozione dell’informatizzazione. Sono previste forme di associazione fra i Comuni per attuare indirizzi unitari di politica culturale.

La Regione interviene direttamente con finanziamenti agli istituti culturali sia per il funzionamento dei servizi che per lavori di recupero e restauro. E’ previsto un albo regionale degli istituti culturali, l’iscrizione è il requisito essenziale per usufruire dei benefici previsti dalla legge. Viene istituito il Comitato degli istituti culturali regionali, composto da sette membri eletti a maggioranza da un’assemblea alla quale possono partecipare tutti gli iscritti all’albo.

La legge, infine indica le caratteristiche delle diverse tipologie di istituto culturale, includendo anche gli ecomusei e i parchi archeologici, favorisce la creazione di sistemi dei servizi, per promuovere l’integrazione e la sperimentazione di forme innovative di fruizione a carattere multidisciplinare, disciplina la formazione del personale e prevede l’emanazione di uno più regolamenti attuativi da parte della Giunta che possono dettare ulteriori requisiti necessari per entrare nel sistema dei servizi regionali e per l’iscrizione all’albo.

Le nuove norme sono state illustrate in apertura di seduta dal vicepresidente della Giunta Daniele Leodori. “Serviva una nuova legge organica per disciplinare la materia – ha spiegato – per adeguare le norme al codice dei beni culturali. Dobbiamo rispondere ai mutamenti sociali e tecnologici che stiamo vivendo. Nella norma finanziaria vengono confermati gli stanziamenti previsti e le relative obbligazioni già assunte. Si tratta di 12 milioni per il 2019 e 7,5 milioni per il 2020. Per quanto riguarda l’annualità 2021, invece, sarà costituito un fondo apposito. Attualmente, per dare un’idea della portata della legge, nell’albo regionale in vigore sono presenti circa 400 servizi singoli (fra musei, biblioteche e archivi) e 20 raggruppamenti in sistemi”.

E’ iniziata poi la discussione generale. Il primo intervento è stato di Marta Leonori (Pd), che ha sottolineato “l’inserimento nel sistema delle norme sugli ecomusei, un vero fiore all’occhiello della nostra Regione, in questa maniera abbiamo un quadro complessivo su cui lavorare con gli investimenti importanti che abbiamo deciso”.

Per il presidente della commissione Cultura Pasquale Ciacciarelli “serve un ulteriore sforzo: la cultura, insieme al turismo, può essere un volano eccezionale per far ripartire lo sviluppo della nostra Regione, facendo emergere i nostri tesori nascosti. Dobbiamo considerare questa proposta come un punto di partenza e non di arrivo”.

Gaia Pernarella (M5s) ha parlato di “un anno importante per le istituzioni culturali del Lazio, in commissione abbiamo lavorato per dare un indirizzo preciso al piano triennale di programmazione, il vero cuore della legge, siamo intervenuti sulle qualifiche e sulle competenze degli operatori, sulle case museo, sull’ampliamento dei soggetti che possono accedere al sistema generale, in maniera da ampliare l’offerta cultura”.

“Il nostro gruppo non è rappresentato in commissione – ha osservato Fabrizio Ghera (FdI) – questo è sicuramente un problema da risolvere perché non viene rappresentata un’area culturale importante. I primi cinque anni di Giunta Zingaretti su questi temi non ci hanno soddisfatto, si è parlato soltanto a un mondo vicino alla sinistra, bisogna andare oltre. Dobbiamo avere la capacità di riflettere a 360 gradi”.

La discussione generale è stata conclusa da Enrico Forte (Pd) che ha puntato l’attenzione  sull’esigenza di rinnovare la legge 42: “E’ stata negli anni un punto di riferimento anche per le altre Regioni. Il bilancio è ampiamente positivo: attraverso i finanziamenti stanziati dal ’97 a oggi abbiamo creato un sistema importante di musei, biblioteche, archivi e sistemi tematici. Le modifiche che vengono introdotte aprono a nuovi soggetti, ampliano il campo a cui ci rivolgiamo, penso ad esempio ai beni ambientali, al turismo”.

Prima della votazione finale è stato approvato un ordine del giorno presentato da Francesca De Vito (M5s) con il quale si impegna la Giunta a costituire un osservatorio sul personale dei servizi culturali. L’obiettivo è di avere un quadro sul numero, l’inquadramento, le carenze e individuare le modalità per superarle.

Roma, 30/10/2019


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