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Lazio. Più tutele per i rider: una legge ad hoc regionale

All’esame del Consiglio regionale la proposta di legge che intende colmare un vuoto normativo in materia di lavoro a domanda attraverso le piattaforme digitali.
Con la relazione introduttiva dell’assessore al Lavoro, Claudio Di Berardino, il Consiglio regionale del Lazio, presieduto dal vicepresidente Giuseppe Cangemi (Gruppo misto), ha iniziato l’esame della proposta di legge regionale n. 40, “Norme per la tutela e la sicurezza dei lavoratori digitali”, un provvedimento che mira alla tutela dei lavoratori della cosiddetta “gig economy”, vale a dire quel modello economico in cui il lavoro è on demand, cioè solo quando c’è richiesta per i propri servizi, prodotti o competenze, e domanda e offerta vengono gestite online attraverso piattaforme e app dedicate.

 “Esiste un vuoto normativo a cui i governi nazionali che si sono succeduti non hanno pensato di porvi rimedio”, ha spiegato l’assessore al Lavoro, Claudio Di Berardino, aprendo la sua relazione illustrativa. “Secondo le stime della Cgia di Mestre – ha riferito Di Berardino - nel Lazio sono quasi 100 mila i lavoratori e le lavoratrici digitali, di cui 7 mila sono rider che svolgono assieme ad altre figure la loro attività quotidiana, senza le più elementari tutele e diritti come la malattia, l’infortunio sul lavoro, la maternità, e senza una retribuzione contrattata, bensì lasciata esclusivamente alle condizioni dettate dai datori di lavoro”.

La nuova proposta ha come principio la promozione dello sviluppo responsabile della nuova economia legata alle piattaforme digitali, proteggendo i lavoratori indipendentemente dalla natura subordinata o autonoma del rapporto di lavoro. Tra le misure che la proposta di legge introduce: la tutela della salute e della sicurezza, incentivando la formazione obbligatoria a carico delle piattaforme e stabilendo la manutenzione dei mezzi di lavoro a carico della piattaforma; la tutela assistenziale e previdenziale, con l’obbligatorietà della copertura assicurativa e la promozione di forme di tutela integrative. Inoltre, viene stabilito un principio sul compenso che non può in ogni caso essere inferiore alla misura oraria minima determinata dai contratti collettivi di settore. La proposta di legge dispone, dunque, un divieto per le piattaforme digitali di ricorrere al compenso a cottimo e indica anche gli strumenti operativi di cui la Regione si dota al fine di promuovere lo sviluppo responsabile del lavoro e dell’economia digitale: portale del lavoro digitale, che si compone dell’anagrafe regionale del lavoro digitale e del registro regionale delle piattaforme digitali; consulta dell’economia e del lavoro digitale, quale organismo permanente di consultazione in relazione alle politiche in materia di lavoro digitale; programma annuale degli interventi, che individua le misure, le agevolazioni e le attività che si intende mettere in atto in materia di lavoro digitale, con particolare riferimento al sistema bilaterale; protocolli di intesa con Inps e Inail per l’attuazione delle tutele previdenziali e assicurative. Lo stanziamento previsto è di 2,1 milioni di euro: un milione per ciascuna annualità 2019 e 2020 è destinato al “Fondo per la tutela e la sicurezza dei lavoratori digitali”, centomila euro servono alla creazione del portale del lavoro digitale della Regione Lazio.

L’esame della proposta di legge che riguarda i cosiddetti rider, ma non solo, ha superato lo sbarramento di due questioni, una pregiudiziale e una sospensiva, entrambe respinte, avanzate dai consiglieri del Movimento 5 stelle e di centrodestra. La prima si basava sull’analisi tecnica normativa dell’Ufficio legislativo del Consiglio regionale che aveva sollevato diversi profili di incostituzionalità presenti nel testo. La questione sospensiva, invece, conteneva la proposta di trattare il testo “successivamente l'entrata in vigore della riforma nazionale dei lavoratori digitali”.

Prima del voto sulle due questioni sollevate, sono intervenuti i consiglieri Ghera, Parisi, Giannini e Pirozzi. E’ poi intervenuta la relatrice di maggioranza, Eleonora Mattia (Pd), secondo la quale “la dignità del lavoro e la sua tutela devono passare per il rispetto della persona, e questo è il punto di partenza della discussione e l’intento della proposta di legge”.

Assoluta contrarietà a questa proposta di legge ha espresso la relatrice di minoranza Roberta Lombardi. “Sembra – ha spiegato Lombardi – una gara a mettere una bandierina a chi fa prima, dopo l’annuncio del Governo di voler intervenire nella materia”. A tal proposito, Lombardi ha spiegato che, a suo avviso, la proposta di legge viola direttamente le competenze statali in materia di ordinamento civile e indirettamente quelle in materia di giurisdizione e norme processuali, quelle in materia di tutela della concorrenza e quelle sulla previdenza sociale. Lombardi ha anche criticato la “rigidità” che questo provvedimento darebbe a un settore dinamico del mercato del lavoro, in un momento di difficoltà economiche.

Ultimo intervento, Marta Bonafoni (Lista Zingaretti) ha invitato a non chiudere le porte a una discussione che offre una possibilità di ascolto a una categoria di lavoratori che oggi non ha tutele, “soggetti che ci chiedono di legiferare come Regione, di esprimere una volontà politica rispetto a una situazione che non è più tollerabile”.

Nel corso della seduta, l’Aula ha osservato un minuto di silenzio per le vittime del disastro aereo avvenuto domenica ad Addis Abeba, in Etiopia e che ha coinvolto anche tre cittadini del Lazio, Paolo Dieci, Maria Pilar Buzzetti e Virginia Chimenti. Nell’occasione il presidente Cangemi ha voluto ricordare anche il dipendente del Consiglio regionale Mauro Corsi, scomparso domenica scorsa dopo una lunga malattia. L’esame della proposta di legge 40 riprenderà giovedì 14 marzo alle ore 11.

Roma, 12/03/2019


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