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Lazio. Commissione mafie, la relazione sul lavoro svolto

Il presidente Favara presenta la bozza della relazione sull’attività della commissione speciale sulla criminalità organizzata, istituita con legge regionale nel 2015

LAZIO. COMMISSIONE MAFIE, LA RELAZIONE SUL LAVORO SVOLTO

Il presidente Favara presenta la bozza della relazione sull’attività della commissione speciale sulla criminalità organizzata, istituita con legge regionale nel 2015

“Nessuno può ritenere di essere solo un ‘consumatore’ di sicurezza, che la sicurezza sia un problema esclusivo delle forze di polizia. Ognuno, al contrario, deve, nel territorio in cui svolge la propria iniziativa di lavoro ed esercita il proprio diritto di cittadinanza, fornire il suo apporto con generosità e consapevolezza, affinché l’unità sociale non si degradi e i problemi della sicurezza diventino insuperabili”. Così Baldassarre Favara (Pd), nell’illustrare la relazione sull’attività svolta dalla commissione consiliare speciale da lui presieduta sulle infiltrazioni mafiose e sulla criminalità organizzata nel territorio regionale. “Sarebbe necessario – ha proseguito Favara illustrando le conclusioni – procedere a un processo di rigenerazione della pubblica amministrazione che dovrebbe avvicinarsi al cittadino e ai suoi bisogni”. Al termine di un percorso iniziato all’inizio dello scorso anno, la commissione sulle infiltrazioni mafiose e sulla criminalità organizzata, istituita con la legge regionale 12/2015, restituisce in una relazione di quaranta pagine la fotografia delle mafie sul territorio regionale.

Come ha spiegato Favara, questo percorso si è sviluppato attraverso lo studio e l’approfondimento di numerosi atti giudiziari, relazioni al parlamento della commissione parlamentare antimafia della IX legislatura, della Direzione investigativa antimafia (Dia), della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo (Dna) e di numerosi altri documenti ufficiali, oltre che attraverso trenta audizioni con i rappresentanti delle istituzioni preposti al contrasto della criminalità, tra i quali compaiono i prefetti e i comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza. Un’importante fonte di riferimento è stata la documentazione dell’Osservatorio tecnico scientifico per la sicurezza e la legalità della Regione Lazio.

Dall’infiltrazione e al radicamento delle principali consorterie mafiose – cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra – a partire dagli anni ’60, passando per le organizzazioni mafiose di matrice autoctona come la “banda della Magliana”, fino a “Mafia capitale” e al clan Fasciani di Ostia, la relazione della commissione restituisce una fotografa completa delle mafie sul territorio regionale. Le province di Viterbo e Rieti sembrano essere quelle meno interessate dal fenomeno, anche se la relazione pone una particolare attenzione ai pericoli delle consorterie criminali nei lavori per la ricostruzione in seguito al terremoto. Un capitolo è dedicato alla situazione della criminalità nelle Aziende territoriali per l’edilizia residenziale (Ater) di Roma, Latina e Frosinone, che appaiono in balia di alcune consorterie criminali nella gestione degli immobili, occupati abusivamente, o per la vendita di sostanze stupefacenti. E a tale proposito, il Lazio si presenta come la regione che ha maggiori criticità in relazione alla diffusione delle droghe, con oltre 4.000 soggetti coinvolti, seguita da Lombardia e Campania.

Nel corso della seduta sono i consiglieri Pietro Sbardella (Gruppo misto), Gianluca Perilli (M5s), Giuseppe Simeone (Pdl-FI), Fabrizio Santori (FdI), Marta Bonafoni (Insieme per il Lazio), Gian Paolo Manzella (Pd). La commissione si è data due settimane di tempo per accogliere le osservazioni alla bozza presentata e apportare modifiche alla relazione che poi sarà inviata all’Aula, così come prevede la legge 12 del 6 agosto 2015 che l’ha istituita.


Roma, 12/10/2017


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