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Lazio, approvata la legge per la rigenerazione urbana

Disposizioni anche per il recupero edilizio. Previste premialità in cubatura e superficie. Un ruolo chiave assegnato ai Comuni nella programmazione degli interventi urbanistici

 

Scaduto il primo giugno il piano casa, il Lazio si è dotato oggi di disposizioni per la rigenerazione urbana e il recupero edilizio. Ad approvarle, con 28 voti a favore e 18 contrari, il Consiglio regionale del Lazio a partire da un’iniziativa presentata dall’assessore Michele Civita. L’esame in Aula si è concluso dopo una serie di sedute, iniziate lo scorso 12 giugno. Quella approvata questo pomeriggio è una normativa prevista dalla legge di stabilità regionale 2017 del dicembre scorso e che da marzo in poi è stata in gestazione nella sesta commissione consiliare presieduta da Enrico Panunzi. “Questa legge – ha ricordato Civita all’avvio dell’iter – ha l’obiettivo di superare le norme transitorie e derogatorie contenute nel piano casa con nuove disposizioni legislative ordinarie”.

È una rigenerazione urbana ampia quella varata oggi: è infatti concepita come un mezzo per migliorare la qualità della vita dei cittadini, comprende aspetti sociali, economici, urbanistici ed edilizi, anche con l’obiettivo di promuovere o rilanciare territori in situazioni di disagio o degrado socio-economico. Sono previste premialità con incremento di volumi o superfici (si arriva, in alcuni casi, fino al 40 per cento), ma pure delocalizzazioni e cambi di destinazione d’uso. Ai Comuni è affidato un ruolo centrale nella scelta e nella valutazione degli interventi. La legge disciplina i programmi di rigenerazione urbana, gli “ambiti territoriali di riqualificazione e recupero edilizio”, gli interventi per il miglioramento sismico e l’efficienza energetica, nonché i cosiddetti interventi diretti. Dettate anche norme per il “riordino funzionale” degli stabilimenti balneari, tanto marittimi che lacuali, nel rispetto della disciplina paesistica e ambientale.

Gli interventi di rigenerazione e recupero saranno consentiti nelle porzioni di territorio urbanizzate, su edifici realizzati legittimamente o sanati. Ma essi sono espressamente esclusi dalle zone con vincolo di inedificabilità assoluta e dalle aree protette, tranne nelle zone qualificate “paesaggio degli insediamenti urbani” dal Ptpr. È comunque fatto salvo quanto consentito dai piani di ciascuna area naturale e dalla legge regionale 29/1997 (le “Norme in materia di aree protette regionali”). Escluse le aree agricole, tranne che in alcune circostanze, legate alla presenza di insediamenti riconosciuti dal piano territoriale paesistico (Ptpr). Sono comunque applicabili, in zona agricola, le disposizioni sugli interventi diretti, che consentono incrementi fino al 20 per cento della volumetria o della superficie.

Fuori dai programmi di rigenerazione sono rimasti gli insediamenti urbani storici individuati come tali dal Ptpr. Argomento, questo dei centri storici, rinviato al prossimo “mini collegato” estivo, dopo una battaglia per l’inserimento nella legge condotta nelle precedenti sedute da Pietro Sbardella (Misto). Contrari invece alle deroghe per parchi e aree agricole i consiglieri M5s. Tra le varie disposizioni finali e di dettaglio approvate oggi, la legge per il recupero dei sottotetti, la n. 13 del 2009, è stata resa applicabile a quelli ultimati al 1 giugno 2017. Il limite precedente era al 31 dicembre 2013.

La legge contiene anche “norme transitorie e finali per dare chiarezza sui procedimenti in itinere, riguardanti il piano casa regionale”, come ha spiegato Civita illustrando le misure che fanno salve le pratiche avviate prima dello scorso primo giugno. Un piano casa che il centrodestra, con iniziative di Sbardella e Giancarlo Righini (FdI), ha invece chiesto di prorogare al 31 dicembre, anche se solo per piccoli ampliamenti. Proposte che però sono state tutte bocciate a maggioranza. “Un danno incalcolabile per le entrate finanziarie dei Comuni del Lazio”, ha commentato Righini. Una proroga nascosta di un mese a favore di chi ha una costruzione in sanatoria sarebbe, invece, l’effetto della norma transitoria, secondo il M5s Devid Porrello, che ne ha domandato la rimozione. L’Aula ha respinto la proposta di modifica.

In occasione delle dichiarazioni finali Marta Bonafoni ha annunciato dalla maggioranza il voto favorevole del gruppo Articolo 1 – Mdp, sottolineando l’“equilibrio positivo” che è stato trovato nel testo e nel centrosinistra. Un equilibrio tra esigenze economiche del territorio (di imprese, del lavoro e delle famiglie) e il territorio stesso, perseguito attraverso la programmazione e non attraverso le deroghe. Antonello Aurigemma ha però definito quello come un “equilibrio imperfetto”. “Le altre Regioni di centrosinistra hanno prorogato il piano casa”, ha osservato il capogruppo di Forza Italia, riferendosi a Toscana ed Emilia Romagna, perché hanno ascoltato le esigenze dei cittadini.

Il voto contrario di Aurigemma si è aggiunto a quello di Sbardella per il quale la legge fa troppo poco, non interviene dove c’è bisogno e favorisce i grandi costruttori. Voto contrario anche da Francesco Storace (Mns) e da Fratelli d’Italia. Daniele Sabatini (Cuoritaliani) ha denunciato che la maggioranza si è messa contro le realtà produttive, i piccoli proprietari immobiliari e le amministrazioni locali del Lazio. “Siamo passati da una legge derogatoria, a una legge fuffa, inapplicabile, se non a Roma”, ha detto. I motivi di insoddisfazione dei Cinquestelle sono stati opposti a quelli del centrodestra, per l’inclusione delle aree agricole e aree protette, per le deroghe, per le “facili premialità” per chi realizza interventi per miglioramento sismico e efficientamento energetico. Aspetto positivo, per Porrello: la mancata proroga del piano casa.

“Questa legge – ha concluso Enrico Panunzi, Pd – è frutto di un confronto, che riceve il ringraziamento di tutti i consiglieri. Abbiamo dedicato ad essa 40/45 giorni sia in commissione che in consiglio. Non c’è stato ostruzionismo. E’ una legge che va salutata in maniera molto positiva”. Panunzi – tra i vari punti del suo intervento – ha difeso le scelte su zone agricole e Ptpr, ha ricordato l’impegno ad affrontare la questione dei centri storici, cercando una sintesi, e ha evidenziato l’importanza di aver posto al centro i Comuni, in linea con il dettato costituzionale.

Approvati prima del voto finale tre ordini del giorno. Il primo promosso da Fratelli d’Italia in tema di “vincoli convenzionali degli alloggi dei piani di zona in oltre 8000 comuni italiani, con particolare attenzione alla città di Roma”; il secondo di iniziativa della maggioranza a tutela del lago di Bracciano e, infine, un terzo atto di indirizzo M5s per una sezione del portale web regionale che raccolga i dati relativi all’applicazione della legge provenienti dai comuni in forma di open data.

A seguito delle sollecitazioni di numerosi consiglieri, il presidente del Consiglio Daniele Leodori ha annunciato che scriverà una lettera a Pietro Di Paolo (Cuoritaliani) invitandolo a ritirare le proprie dimissioni da presidente della commissione speciale Terremoto. A inizio seduta Porrello aveva chiesto che Leodori convocasse la commissione per eleggere un nuovo presidente.

LAZIO, APPROVATA LA LEGGE PER LA RIGENERAZIONE URBANA

Disposizioni anche per il recupero edilizio. Previste premialità in cubatura e superficie. Un ruolo chiave assegnato ai Comuni nella programmazione degli interventi urbanistici

 

Scaduto il primo giugno il piano casa, il Lazio si è dotato oggi di disposizioni per la rigenerazione urbana e il recupero edilizio. Ad approvarle, con 28 voti a favore e 18 i contrari, il Consiglio regionale del Lazio a partire da un’iniziativa presentata dall’assessore Michele Civita. L’esame in Aula si è concluso dopo una serie di sedute, iniziate lo scorso 12 giugno. Quella approvata questo pomeriggio è una normativa prevista dalla legge di stabilità regionale 2017 del dicembre scorso e che da marzo in poi è stata in gestazione nella sesta commissione consiliare presieduta da Enrico Panunzi. “Questa legge – ha ricordato Civita all’avvio dell’iter – ha l’obiettivo di superare le norme transitorie e derogatorie contenute nel piano casa con nuove disposizioni legislative ordinarie”.

È una rigenerazione urbana ampia quella varata oggi: è infatti concepita come un mezzo per migliorare la qualità della vita dei cittadini, comprende aspetti sociali, economici, urbanistici ed edilizi, anche con l’obiettivo di promuovere o rilanciare territori in situazioni di disagio o degrado socio-economico. Sono previste premialità con incremento di volumi o superfici (si arriva, in alcuni casi, fino al 40 per cento), ma pure delocalizzazioni e cambi di destinazione d’uso. Ai Comuni è affidato un ruolo centrale nella scelta e nella valutazione degli interventi. La legge disciplina i programmi di rigenerazione urbana, gli “ambiti territoriali di riqualificazione e recupero edilizio”, gli interventi per il miglioramento sismico e l’efficienza energetica, nonché i cosiddetti interventi diretti. Dettate anche norme per il “riordino funzionale” degli stabilimenti balneari, tanto marittimi che lacuali, nel rispetto della disciplina paesistica e ambientale.

Gli interventi di rigenerazione e recupero saranno consentiti nelle porzioni di territorio urbanizzate, su edifici realizzati legittimamente o sanati. Ma essi sono espressamente esclusi dalle zone con vincolo di inedificabilità assoluta e dalle aree protette, tranne nelle zone qualificate “paesaggio degli insediamenti urbani” dal Ptpr. È comunque fatto salvo quanto consentito dai piani di ciascuna area naturale e dalla legge regionale 29/1997 (le “Norme in materia di aree protette regionali”). Escluse le aree agricole, tranne che in alcune circostanze, legate alla presenza di insediamenti riconosciuti dal piano territoriale paesistico (Ptpr). Sono comunque applicabili, in zona agricola, le disposizioni sugli interventi diretti, che consentono incrementi fino al 20 per cento della volumetria o della superficie.

Fuori dai programmi di rigenerazione sono rimasti gli insediamenti urbani storici individuati come tali dal Ptpr. Argomento, questo dei centri storici, rinviato al prossimo “mini collegato” estivo, dopo una battaglia per l’inserimento nella legge condotta nelle precedenti sedute da Pietro Sbardella (Misto). Contrari invece alle deroghe per parchi e aree agricole i consiglieri M5s. Tra le varie disposizioni finali e di dettaglio approvate oggi, la legge per il recupero dei sottotetti, la n. 13 del 2009, è stata resa applicabile a quelli ultimati al 1 giugno 2017. Il limite precedente era al 31 dicembre 2013.

 

La legge contiene anche “norme transitorie e finali per dare chiarezza sui procedimenti in itinere, riguardanti il piano casa regionale”, come ha spiegato Civita illustrando le misure che fanno salve le pratiche avviate prima dello scorso primo giugno. Un piano casa che il centrodestra, con iniziative di Sbardella e Giancarlo Righini (FdI), ha invece chiesto di prorogare al 31 dicembre, anche se solo per piccoli ampliamenti. Proposte che però sono state tutte bocciate a maggioranza. “Un danno incalcolabile per le entrate finanziarie dei Comuni del Lazio”, ha commentato Righini. Una proroga nascosta di un mese a favore di chi ha una costruzione in sanatoria sarebbe, invece, l’effetto della norma transitoria, secondo il M5s Devid Porrello, che ne ha domandato la rimozione. L’Aula ha respinto la proposta di modifica.

In occasione delle dichiarazioni finali Marta Bonafoni ha annunciato dalla maggioranza il voto favorevole del gruppo Articolo 1 – Mdp, sottolineando l’“equilibrio positivo” che è stato trovato nel testo e nel centrosinistra. Un equilibrio tra esigenze economiche del territorio (di imprese, del lavoro e delle famiglie) e il territorio stesso, perseguito attraverso la programmazione e non attraverso le deroghe. Antonello Aurigemma ha però definito quello come un “equilibrio imperfetto”. “Le altre Regioni di centrosinistra hanno prorogato il piano casa”, ha osservato il capogruppo di Forza Italia, riferendosi a Toscana ed Emilia Romagna, perché hanno ascoltato le esigenze dei cittadini.

Il voto contrario di Aurigemma si è aggiunto a quello di Sbardella per il quale la legge fa troppo poco, non interviene dove c’è bisogno e favorisce i grandi costruttori. Voto contrario anche da Francesco Storace (Mns) e da Fratelli d’Italia. Daniele Sabatini (Cuoritaliani) ha denunciato che la maggioranza si è messa contro le realtà produttive, i piccoli proprietari immobiliari e le amministrazioni locali del Lazio. “Siamo passati da una legge derogatoria, a una legge fuffa, inapplicabile, se non a Roma”, ha detto. I motivi di insoddisfazione dei Cinquestelle sono stati opposti a quelli del centrodestra, per l’inclusione delle aree agricole e aree protette, per le deroghe, per le “facili premialità” per chi realizza interventi per miglioramento sismico e efficientamento energetico. Aspetto positivo, per Porrello: la mancata proroga del piano casa.

“Questa legge – ha concluso Enrico Panunzi, Pd – è frutto di un confronto, che riceve il ringraziamento di tutti i consiglieri. Abbiamo dedicato ad essa 40/45 giorni sia in commissione che in consiglio. Non c’è stato ostruzionismo. E’ una legge che va salutata in maniera molto positiva”. Panunzi – tra i vari punti del suo intervento – ha difeso le scelte su zone agricole e Ptpr, ha ricordato l’impegno ad affrontare la questione dei centri storici, cercando una sintesi, e ha evidenziato l’importanza di aver posto al centro i Comuni, in linea con il dettato costituzionale.

Approvati prima del voto finale tre ordini del giorno. Il primo promosso da Fratelli d’Italia in tema di “vincoli convenzionali degli alloggi dei piani di zona in oltre 8000 comuni italiani, con particolare attenzione alla città di Roma”; il secondo di iniziativa della maggioranza a tutela del lago di Bracciano e, infine, un terzo atto di indirizzo M5s per una sezione del portale web regionale che raccolga i dati relativi all’applicazione della legge provenienti dai comuni in forma di open data.

A seguito delle sollecitazioni di numerosi consiglieri, il presidente del Consiglio Daniele Leodori ha annunciato che scriverà una lettera a Pietro Di Paolo (Cuoritaliani) invitandolo a ritirare le proprie dimissioni da presidente della commissione speciale Terremoto. A inizio seduta Porrello aveva chiesto che Leodori convocasse la commissione per eleggere un nuovo presidente.

Roma, 11/07/2017


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