Violenza su donne. "La prevenzione sta dando i suoi frutti"


Donatina Persichetti della Consulta femminile del Lazio commenta i dati dell'indagine Istat sulla violenza contro le donne. E' sempre allarme, ma cresce la coscienza sociale.

"Questa indagine per la sua grande complessità e ricchezza di indicazioni è uno strumento prezioso per interpretare il fenomeno della violenza sulle donne e per intervenire in modo più incisivo.". Così Donatina Persichetti, a nome della Consulta femminile regionale del Lazio, in merito alla nuova indagine effettuata dall'Istat sulla violenza contro le donne commissionata dal Dipartimento delle pari opportunità della Presidenza del consiglio dei ministri. "Quanto finora fatto dalle istituzioni e dalle associazioni che operano nel campo della prevenzione e del contrasto alla violenza sulle donne sta dando i suoi frutti - ha proseguito Persichetti -, ma emerge con tutta la sua drammaticità quanto sia ancora grave questa ferita che oltre a devastare la psiche e il corpo delle donne violentate colpisce indelebilmente le giovani generazioni e la civiltà dell'intero paese.".

Sei milioni e 788 mila donne, pari al 31,5% delle donne dai 16 ai 70 anni, hanno subito violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita, con un picco di 8 milioni e 323 mila casi di violenza psicologica, pari al 40,4%, perpetrata dal partner o ex partner. Un fenomeno che, dalla precedente indagine del 2006, segna ancora una grave e preoccupante arretratezza culturale.

Dall'indagine, riferita all'anno 2014, emerge una crescita di violenze efferate, ovvero di lesioni gravi. Cresce inoltre il numero delle donne che hanno temuto per la propria vita, ma anche la consapevolezza delle donne della necessità di uscire dalle relazioni violente e la volontà della cittadinanza di rompere il silenzio e l'omertà che circondano questo aberrante fenomeno. Da segnalare un dato particolarmente preoccupante: la crescita della percentuale di figli che hanno assistito agli episodi di violenza (dal 60,3% del 2006 al 65,2% del 2014) che indica una potenziale propensione dei figli a divenire futuri carnefici o a ritenere "normale" la violenza.

"E' necessario non abbassare la guardia - ha concluso Persichetti -, bensì ogni istituzione è chiamata a intensificare le iniziative finora intraprese, soprattutto quelle mirate alla sensibilizzazione dei giovani e a prospettare nuovi interventi. L'Osservatorio regionale dovrà valutare questi dati e indicare proposte mirate ad interrompere questa catena di delitti che rappresentano la negazione dei diritti umani.".