Audizioni in commissione Sanità su Umberto I e "Villa Gioia"

Policlinico Umberto I: ascoltati i sindacati e il direttore generale
28/01/2019 - La VII commissione, Sanità, politiche sociali, integrazione sociosanitaria, welfare, presieduta da Giuseppe Simeone (FI), si è riunita oggi per ascoltare i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil, sulle problematiche del Policlinico Umberto I. Nel corso dell’audizione è stato ascoltato anche il direttore generale Vincenzo Panella. Come ha spiegato il segretario della Cisl funzione pubblica del Lazio, Roberto Cherchia, ci sono problemi per la collocazione in servizio di tutti i dipendenti della cooperativa OSA che fornisce personale sanitario al policlinico da circa 15 anni.

Con la nuova stagione dei concorsi, si profila la possibilità che non tutti i dipendenti riescano risultare idonei nelle graduatorie dei concorsi. La conseguenza è il rischio che si disperdano diverse professionalità maturate negli anni. Come ha ricordato anche Sandro Bernardini, Uil Fpl, una cinquantina di dipendenti della cooperativa dovrebbero uscire, ma secondo gli accordi dovrebbero essere ricollocati in altri appalti della cooperativa stessa. Bernardini ha ricordato anche le differenze di trattamento tra personale dell’università, della sanità regionale e della cooperativa. Il direttore generale Panella ha ricostruito le vicende degli ultimi anni, ricordando il blocco del turnover, dovuto al commissariamento, che ha portato alla esternalizzazione del personale attraverso l’affidamento della fornitura di personale e servizi alla cooperativa OSA. Con il concorso per 40 infermieri di tre anni fa (per il quale furono state presentate 20.000 domande), è stata stilata una graduatoria di 800 idonei dalla quale possono attingere tutte le aziende sanitarie del Lazio.

E’ poi intervenuta la sentenza del 24 ottobre 2017, con la quale il Tribunale Civile di Roma ha disposto la nullità del rapporto contrattuale tra società cooperativa OSA e l’azienda policlinico Umberto I e la sentenza del 30 ottobre 2018 del Tar del Lazio per l’annullamento della procedura aperta per l’acquisizione di “servizi infermieristici e ausiliari di supporto all’attività sanitaria”. Regione Lazio, Policlinico Umberto primo e sindacati hanno sottoscritto lo scorso 21 gennaio un accordo, con il quale “tenuto conto della complessità e della primaria importanza dell’A.O.U. policlinico Umberto I nell’ambito della rete dell’emergenza e, complessivamente, in tutta la rete ospedaliera regionale, le parti concordano sulla necessità di ricercare soluzioni al fine di evitare problematiche occupazionali per i dipendenti della coop Osa, attualmente impegnati nei servizi infermieristici e ausiliari presso il policlinico da circa 15 anni e i prevedibili disagi per la funzionalità della struttura ospedaliera nella risposta di salute per i cittadini”.

Tema giunto all’attenzione della commissione sanità: l’esigenza di norme che consentano a tutti coloro che abbiano maturato almeno tre anni di esperienza lavorativa a qualsiasi titolo, prestata presso le aziende del servizio sanitario regionale, di non essere sottoposti alle eventuali fasi preselettive nei concorsi pubblici che sono volte a ridurre il numero dei partecipanti alle fasi concorsuali vere e proprie. Su questo punto è intervenuta la consigliera Marta Bonafoni (Lista Zingaretti) la quale pur ricordando il dato positivo del ritorno ai concorsi pubblici, ha evidenziato la necessità di affrontare in sede legislative il tema delle preselezioni del personale esternalizzato in servizio da molto tempo. Nel corso dell’audizione sono intervenuti anche i consiglieri Davide Barillari (M5s), Chiara Colosimo (FdI), Rodolfo Lena (Pd).

Nella seconda audizione della giornata, si è parlato della situazione della Casa di cura "Villa Gioia" di Sora. La proprietà (avv. Valeria Scafi) ha ripercorso brevemente la storia della struttura, passata da 62 posti letto a 40 e quindi a 18, nel 2009, con in aggiunta 4 di day surgery polispecialistico (assetto confermato nel 2013); con una comunicazione del 28 novembre scorso, però, la regione ha stabilito che questi 4 posti debbano essere di carattere monospecialistico e dedicati alla chirurgia generale. Con ciò si aggiunge al taglio dei posti, ha spiegato la titolare, il venir meno della struttura alla sua vocazione, che era l’urologia e la ginecologia, con gravi ripercussioni sul numero dei pazienti. “Non si possono coprire 18 posti con la chirurgia generale” nelle piccole strutture, ha aggiunto il direttore sanitario Serafini, a rischio di mettere in pericolo i 120 posti di lavoro della Villa Gioia. Il legale della clinica, avv. Graziosi, si è soffermato sulle caratteristiche della comunicazione ricevuta dalla struttura, che, pur avendo l’aspetto formale di una comunicazione di avvio del procedimento, non ha avuto un seguito, da parte regionale, con risposte alle richieste di chiarimenti pervenute dalla clinica.

Da parte regionale, la dottoressa Rossetti, dirigente Area accreditamento e controlli, ha spiegato che la nota del 28 novembre ricevuta dalla struttura consegue a una normativa nazionale, il DM 70, e che anche l’accreditamento è collegato a una verifica dei requisiti; il dirigente della rete ospedaliera specialistica Casertano ha aggiunto che in base a direttive ministeriali non si possono concludere accordi con strutture di piccole dimensioni se non di tipo monospecialistico; quando il ministero ravvisa due tipi diversi di codici, produce delle obiezioni scritte. Il dirigente ha anche detto però che è in corso uno studio sulle piccole strutture che dovrebbe concludersi a giorni e i cui dati potranno consentire delle valutazioni e la ricerca di una soluzione anche per questo caso.

“Cercare una soluzione che, senza venir meno alle norme vigenti, consenta di tutelare i posti letto e di conseguenza l’occupazione”: questo quanto ha chiesto ai funzionari regionali il presidente Giuseppe Simeone; anche Loreto Marcelli del Movimento 5 stelle si è detto su questa linea di pensiero, mentre Pasquale Ciacciarelli di Forza Italia ha aggiunto che la provincia di Frosinone sta soffrendo molto dal punto di vista sanitario: il rischio è quello che si vada a incrementare la mobilità passiva verso altre regioni, non tutelando le strutture esistenti. A cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio