Piano rifiuti, audizioni delle parti sindacali davanti alla commissione decima

Il piano rifiuti "dalla prospettiva del lavoro" è stato il tema dell audizioni odierne, secondo la definizione del presidente Cacciatore.
Mezzi Ama. 26/05/2020 - Una audizione dal punto di vista dei lavoratori, quella tenuta oggi in X Commissione - Urbanistica, politiche abitative, rifiuti, come precisato dal presidente Marco Cacciatore, sulla proposta di deliberazione consiliare n. 40 del 10/12/2019, “Approvazione del Piano Regionale di gestione dei rifiuti della Regione Lazio, ai sensi dell’art. 7 comma 1 della L.R. n.27 del 1998 e s.m.d.”. Intervenuti infatti i rappresentanti sindacali delle varie sigle, che hanno delineato le problematiche che, a loro avviso, scaturiscono per i lavoratori da questo piano. Ma era presente anche Daniele Fortini, presidente cda di Lazio Ambiente, per esprimere il punto di vista della società, e l’ingegner Leonilde Tocchi della direzione regionale.

Il presidente Fortini ha detto anzitutto che si sono attivate le iniziative volte a fare chiarezza sui conti della società in vista della possibile alienazione delle quote regionali, deliberata nel 2016. Le gestioni della partecipata sono in fase di dismissione: il ramo d’azienda servizi aziendali di Lazio ambiente alla coop Minerva è stato trasferito con 115 lavoratori e mezzi materiali, per ora in affitto poi in cessione definitiva. 130 lavoratori residuano a Lazio ambiente ora, di cui 38 in forza effettiva, per delibera n. 1 del 2020 che ha ricollocato il personale a rischio presso altre partecipate del Lazio. Quanto agli impianti, Colle Fagiolara (Colleferro) è stata chiusa a fine 2019, ma fino a gennaio scorso ha raccolto ancora conferimenti. Individuate le risorse per la messa in sicurezza dell’impianto e per lo spegnimento con rinaturalizzazione del sito. Colle Sughero è spento ormai da anni e non più contemplato nel piano, anzi andrà smantellato: lo studio di Enea è stato consegnato e a fine esame si sapranno i costi dello smantellamento. Anche la raccolta dei rifiuti dei comuni, soprattutto nell’area della valle del Sacco, sarà abbandonata. A fronte di ciò, anche per non disperdere le competenze della società, è stata prevista la progettazione di un impianto innovativo (compound) in direzione del recupero di materiale;  si tratta di un impianto a freddo e che non ha rilascio, c’è un progetto preliminare di fattibilità di cui la regione ha tenuto conto nella sua pianificazione. Ma Lazio ambiente non dispone delle risorse per la progettazione definitiva che quindi andrà svolta da un altro soggetto. A fine giugno prossimo quindi Lazio ambiente resterà con 25 dipendenti , non avrà più né un inceneritore né i servizi di gestione rifiuti, ha concluso Fortini.

Da parte di Maurizio Marchini, di Lila-Laboratorio idee lavoratori Ama, messa in dubbio la natura “pubblica” di molte scelte che vengono compiute, che risponderebbero a suo avviso spesso più a interessi privati; un controllo diffuso è ciò che servirebbe, più che gli scioperi che danneggiano l’azienda che è di tutti, anche dei lavoratori.

Passando ai rappresentanti sindacali, Natale Di Cola, di Cgil Roma e Lazio, ha detto che manca concretezza a suo avviso a questo piano, per poter consentire di conseguire i suoi otto punti, di cui specie quello sulla raccolta differenziata appare poco realistico. Anche sui nuovi impianti non sono chiare le scelte strategiche della regione, così come sul sistema di affidamento degli appalti, a suo avviso. Tutela di lavoratori e ambiente, governance e investimenti sono i tre punti cruciali, ha concluso Di Cola. Fabrizio Samorè, di Cgil Regionale, ha detto che non è indifferente dal punto di vista dei lavoratori il passaggio delle quote di proprietà degli impianti e i soggetti che ne entreranno in possesso; anche il passaggio della gestione della società Lazio ambiente è rilevante, e in particolare se il beneficiario della stessa sia pubblico o privato. Roberto Gargiulo, di Cgil regionale, si è soffermato sul fatto che i lavoratori ancora formalmente in carico a Lazio ambiente, ma al momento distaccati, hanno bisogno di garanzie, rispetto al loro percorso. Giuliano Sciotti, di Uil, si è detto preoccupato dal fatto che alcuni piani provinciali come quello di Rieti non siano ancora stati forniti, quindi il piano regionale non può dirsi completo. Gli impianti di smaltimento poi sono tutti in fase di esaurimento, quindi si rischia di dover ricorrere a proroghe; le risorse per la differenziata sono minori, l'emergenza sanitaria con produzione di rifiuti speciali maggiorata è una ulteriore criticità e fondamentale è l’attuazione degli Ato. Ma soprattutto la dipendenza della attività di smaltimento dalla imprenditoria privata è da superare assolutamente, perché non si tratta solo di un business ma di un servizio, ha concluso.

A seguire, Remo Cioce, di Fiadel, ha detto di "non vedere come con questo piano Roma possa uscire dall’emergenza", questo è il principale problema, a suo avviso. Le dimensioni dell’impianto da realizzare a Colleferro anche non sono chiare, 500 mila o 250 mila tonnellate? Fabrizio Onofri, per Usb Cobas, ha manifestato favore per il circuito virtuoso che il piano vuole instaurare; fondamentale ripartire dalle assunzioni di personale, dagli investimenti sulle attività produttive e dalla riduzione di lavoro a parità di salario. Le misure di sicurezza per i lavoratori in questa fase di emergenza sanitaria non sono garantite ovunque, ha detto Onofri.  Ci sono stati episodi di autotutela dei lavoratori quindi, che si sono astenuti dalla loro prestazione, nelle scorse settimane.  “Evitare i conflitti sociali” che possono essere causati da posizionamento di impianti di grandi dimensioni in vicinanza dell’abitato, è la priorità per Giovanni Belluomo, di Usb lavoro privato. Sempre per Usb lavoro privato, Carlo Pascolini ha ribadito l’importanza del pubblico nel settore della gestione rifiuti. Per Ugl Lazio, Armando Valiani ritiene indispensabile un chiarimento sulla strategia, ma anche il defilarsi di Lazio ambiente, che almeno era un soggetto pubblico, lascia perplessi. Per Marino Masucci, di Cisl trasporti Lazio, c’è coerenza tra obiettivi posti dal piano e strumenti preposti per conseguirli; il piano è occasione importante per la concentrazione della aziende in questo settore che si sta sperimentando altrove.

Tra i consiglieri, Gaia Pernarella del Movimento 5 stelle ha enfatizzato la questione della gestione, decisiva a suo avviso; il piano delinea uno scenario che parte dal trattamento dell’indifferenziato, ha detto Pernarella, in cui il ruolo del nuovo impianto di Colleferro dovrebbe essere centrale; ma quale sarà la qualità del metano prodotto in questo modo, si chiede Pernarella?  Inoltre, sono scelte condivise coi territori? Soddisfatto Eugenio Patanè che si sia parlato di gestione, finalmente, in questa occasione; il consigliere del Pd fa notare come la gestione dei costi non può essere separata dalla fruizione delle risorse, come avviene a Roma al momento tra Ama ed Acea. Il problema dello smaltimento resta, secondo Patanè, e a suo avviso se ne dovrebbe occupare Ama per gestire l’intero ciclo. La regione deve solo pianificare, invece, quindi "bene la dismissione di Lazio ambiente".

L’ingegner Leonilde Tocchi della direzione regionale ha detto, con riferimento a uno degli argomenti più “caldi” di oggi, quello del controllo pubblico, che la gestione da parte degli Ato lo garantisce comunque. Minimizzare la parte di scarto destinata allo smaltimento, attraverso processi biologici ed elettromeccanici finalizzati al recupero, specie di biometano, questo lo scopo del compound ribadito da Fortini in conclusione: estrarre ricchezza è quindi lo scopo dell’impianto. 250 mila tonnellate è comunque il limite di capacità dell’impianto di Colleferro, ha risposto a uno dei quesiti ricevuti Fortini, che ha comunque ribadito che, fino a che non sarà esautorata dalle sue funzioni, Lazio ambiente dovrà occuparsi di tutte le incombenze relative agli impianti.

Il testo è "completamente emendabile", ha precisato Cacciatore, quindi i contributi degli auditi non sono una pura formalità, come qualcuno di essi aveva paventato. Altre regioni, ha aggiunto Cacciatore, hanno comunque una partecipata, senza per questo dover rinunciare al loro ruolo di arbitro.

  A cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio