Sanità, "Azienda Zero" sì, ma non con la legge di Stabilità

D'Amato in audizione raccoglie consensi di massima, per la nuova struttura pensata dalla Giunta, ma i consiglieri chiedono una norma ad hoc che segua il percorso ordinario nella commisisone competente
L'assessore alla Sanità, D'Amato, e la vicepresidente della commissione Bilancio Corrado. 10/12/2018 - L’Azienda Zero, per migliorare gli assetti organizzativi del sistema sanitario regionale raccoglie consensi. Non altrettanto le modalità con le quali la Giunta regionale la propone al Consiglio regionale, vale a dire attraverso un articolo della proposta di legge di Stabilità 2019. E’ quanto è emerso nel corso dell’audizione dell’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato, in commissione Bilancio, dove è attualmente all’esame la manovra 2019. D’Amato ha passato in rassegna le norme della proposta di legge di Stabilità, che riguardano la sanità. Tra questi, appunto, l’istituzione dell’azienda sanitaria denominata “Azienda Zero” (art. 3 della pl 85), finalizzata all’integrazione funzionale dei servizi sanitari e operativi di supporto a valenza regionale, con l’obiettivo di limitarne i costi gestionali.

In modo simile alle realtà di altre regioni italiane, come Veneto, Liguria, Friuli Venezia Giulia e Toscana, l’Azienda Zero della sanità laziale è stata pensata dalla Giunta, nel rispetto della normativa nazionale in materia, per definire i piani di acquisto annuali e pluriennali per l’approvvigionamento di beni e servizi e per la valorizzazione del patrimonio mobiliare e immobiliare, per centralizzare il sistema dei pagamenti dei fornitori, per la gestione del sistema documentale del personale del servizio sanitario. Per dare avvio all’Azienda Zero, tra l’altro, si intende favorire l’interscambio di risorse umane tra il personale della Regione e il personale delle aziende ed enti del Servizio sanitario regionale con una norma ad hoc della legge di Stabilità (art. 4 della pl 85). Ad aprire la serie di critiche alle modalità di presentazione dell’Azienda Zero, è intervenuta la consigliera del Movimento 5 stelle, Valentina Corrado, la quale peraltro stamane ha presieduto i lavori in qualità di vicepresidente della commissione Bilancio.  

“Chiediamo lo stralcio – ha dichiarato Corrado - dell'articolo 3 della Legge di Stabilità 2019 che propone l'istituzione di Azienda Zero, ente che non dovrà occuparsi dell'erogazione di servizi al cittadino ma alle Asl e agli enti del sistema sanitario regionale. Un riassetto organizzativo con la finalità di ottimizzare l'integrazione funzionale dei servizi sanitari, non può essere presentato senza alcuna due diligence che documenti il rapporto costi/benefici rispetto all'assetto attuale e l'impatto che questo avrà a cascata sull'erogazione dei servizi Inoltre non è chiaro cosa sia cambiato rispetto al 2013 quando la stessa amministrazione ha deciso di chiudere e non riformare l'Agenzia di sanità”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Giancarlo Righini (FdI), secondo il quale “l’istituzione dell’Azienda Zero meriterebbe un provvedimento specifico”, Stefano Parisi (Lazio 2018), il quale ha chiesto approfondimenti sul’impatto dell’azioneda sui conti del servizio sanitario, Giuseppe Simeone (FI), presidente della commissione sanità, il quale ha manifestato disappunto nel constatare “l’incapacità della Giunta di legiferare in maniera ordinaria” e ha auspicato che la discussione si sposti nella commissione da lui presieduta, Antonello Aurigemma (FI) il quale ha chiesto “che sia data la giusta dignità all’assemblea legislativa del Lazio e che il provvedimento sia esaminato nella commissione competente”, e Devid Porrello (M5s).

D’Amato ha passato in rassegna i numeri del finanziamento dello Stato alle regioni per il servizio sanitario: 112,681 miliardi per il 2018. “Alla Regione Lazio – ha spiegato D’amato sono stati assegnati 10,172 miliardi di euro, pari al 9,64 per cento del totale, più 252 milioni a titolo di finanziamento sanitario vincolato. Comprensivo di 93,371 milioni di euro assegnati a titolo di contribuzione alla spesa sostenuta per l’acquisto di farmaci innovativi e innovativi oncologici”. Il fondo sanitario indistinto netto aumenta (nel 2017 era pari a 10,172 mld), ma D’Amato ha ricordato che “i recenti rinnovi del contratto di lavoro di comparto e di quello della dirigenza medica incideranno sul fondo”.

“Non sono previsti fondi nel bilancio dello Stato per la copertura del rinnovo – ha concluso D’Amato -, pertanto l’aumento del fondo verrà esaurito a tale scopo”.

Nel corso dell’audizione sono stati chiesti a D’Amato chiarimenti in merito alla fine del commissariamento e del piano di rientro dal disavanzo sanitario. “L’uscita dal commissariamento – ha spiegato D’Amato – può avvenire quando vengono meno due condizioni: il disavanzo superiore al tre per cento del fondo e il mancato superamento del punteggio 160 della griglia Lea (livelli minimi di assistenza). Sono almeno tre anni che la Regione Lazio soddisfa entrambi i requisiti. Nel 2017 il disavanzo era di 45 milioni di euro, vale a dire lo 0,47 per cento del fondo. I Lea sono dal 2014 sopra i 160 punti, adesso a 179. Le condizioni per uscire dal commissariamento – ha concluso D’Amato -  previste dalla determina del Consiglio dei ministri sono state raggiunte. Poi ci sarà un periodo che viene comunque monitorato il piano di rientro”. A cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio