Audizione su minacce ai giornalisti, sulla libertà di stampa e sull'indipendenza dell'informazione

Ascoltati i rappresentanti di Ossigeno per l’informazione, Rete Nobavaglio e Stampa Romana. Il dibattito politico sulle dichiarazioni di Di Maio irrompe nei lavori in commissione

Carlo Picozza (Rete Nobavaglio) e Alberto Spampinato (Ossigeno per l'informazione) in audizione. 09/10/2018 - Centotré anni di galera ai giornalisti, in primo grado nei processi per diffamazione in un anno, ma le querele si rivelano infondate nel 90 per cento dei casi. Oltre alle minacce della criminalità organizzata, le maggiori pressioni nei confronti degli operatori dell’informazione provengono dalle querele temerarie di politici, di grandi società, e talvolta degli stessi magistrati. è quanto hanno riferito i rappresentanti dell’associazione Ossigeno per l’informazione Alberto Spampinato e Giuseppe Federico Mennella, nel corso dell’audizione congiunta della prima commissione, Affari costituzionali e statutari, affari istituzionali, partecipazione, risorse umane, enti locali, sicurezza, lotta alla criminalità, antimafia, e della terza commissione, Vigilanza sul pluralismo dell'informazione.

Tema dell’incontro: le minacce ai giornalisti, la libertà di stampa e l’indipendenza dell’informazione. Nel corso dei lavori, presieduti dal presidente della terza commissione, Davide Barillari (M5s), sono stati ascoltati anche Carlo Picozza, per la rete Nobavaglio, e Graziella Di Mambro, coordinatrice della macroarea Articolo 21 dell’Associazione stampa romana, articolazione territoriale per il Lazio del sindacato unitario dei giornalisti.

“Noi di Ossigeno per l’informazione – ha spiegato Spampinato - ci occupiamo di intimidazioni, minacce, abusi nei confronti degli operatori dell’informazione, non solo giornalisti iscritti all’Albo ma anche blogger che nel rispetto delle regole fanno informazione. L’osservatorio è stato istituito nel 2008 con il patrocinio morale della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi) e dell’Ordine nazionale dei giornalisti, per documentare e analizzare il crescendo di intimidazioni e minacce nei confronti dei giornalisti italiani”. Spampinato ha ricordato che in Italia sono stati uccisi 11 giornalisti, 2.800 hanno subito minacce, almeno 15 vivono sotto scorta.

 “Abbiamo creato un sistema di rilevamento con metodo scientifico - ha proseguito Spampinato – in diverse aree d’intervento: minacce vere e proprie, querele pretestuose, perquisizioni invasive disposte dalla magistratura, che sono veri e propri abusi e si verificano spesso”. “Prima che le chiedessimo noi al ministero della Giustizia – ha detto a proposito delle querele pretestuose – non esistevano statistiche. Poi dai numeri è emerso che 5.125 querele in un anno si sono rivelate infondate, quasi il 90 per cento del totale. Il Lazio è in testa, perché a Roma c’è il potere politico ed economico”. Spampinato ha riportato le rilevazioni degli ultimi tre anni: nel 2015 in Italia ci sono stati tentativi di intimidazione e minacce a 528 soggetti, tra avvertimenti, danneggiamenti, denunce e azioni legali scorrette, ostacoli al lavoro dei giornalisti, come il non essere ammessi a una conferenza stampa. Nel 2016, hanno subito minacce 412 soggetti, 423 nel 2017.

Carlo Picozza è intervenuto per Nobavaglio, la rete nata nel 2015 con il manifesto scritto insieme a Stefano Rodotà, a difesa della libertà dell’informazione e condiviso da Fnsi, Ordine dei giornalisti e da centinaia di giornalisti, intellettuali, giuristi, personaggi dello spettacolo e associazioni. Per Picozza, il quale ha avviato le critiche alle dichiarazioni di esponenti di spicco del governo, ma ha ringraziato il presidente Barillari per aver mantenuto in piedi l'audizione nonostante i rapporti tesi tra l'esecutivo nazionale e il mondo dell'informazione, “aggressioni ai danni dei giornalisti, querele temerarie, intimidazioni, si muovono in un contesto di crisi economica generale, non solo del mercato editoriale, in cui i giornalisti si trovano in condizioni oggettivamente di debolezza”. Picozza ha ricordato l’impegno della rete Nobavaglio in varie occasioni, “gli episodi di recrudescenza fascista sotto la sede di Repubblica e l’Espresso a Roma da parte di esponenti di Forza Nuova”, il tentativo di condizionare l’informazione da parte del mondo politico, le querele temerarie che impediscono il lavoro delle piccole testate. Su quest’ultimo tema, si è soffermata anche Graziella Di Mambro la quale ha rilanciato la richiesta proveniente dal mondo dell’informazione di una modifica della legge in materia di diffamazione. “Quando una querela si rivela infondata – ha detto – non ci basta essere assolti, vogliamo anche essere risarciti, magari non direttamente ma con un versamento a un apposito fondo. D’altronde, le spese legali corrono”.

Il dibattito politico sulle dichiarazioni di Di Maio

Nel corso dell’audizione ha fatto ingresso il dibattito politico scaturito dal recente attacco del vicepresidente del Consiglio dei ministri Luigi Di Maio alle testate del gruppo editoriale Gedi la Repubblica e l’Espresso, e su alcune dichiarazioni dello stesso presidente pentastellato della terza commissione, Barillari, su un servizio apparso nel Tg1.

Marta Bonafoni (Lista Zingaretti) ha ricordato “gli attacchi dell’attuale governo nei confronti dei giornalisti e delle giornaliste, che minaccia, attraverso il sottosegretario Crimi di chiudere i rubinetti all’editoria, peraltro già chiusi” e ha chiesto a Barillari di evitare di chiedere l’incontro annunciato con i vertici Rai, in qualità di presidente della commissione (“Lo faccia in altra veste”). “Bene ha fatto a mantenere questa audizione – ha proseguito Bonafoni, rivolgendosi a Barillari – nonostante il Movimento 5 stelle stia attaccando i giornalisti”. Sulla stessa lunghezza d’onda il consigliere Emiliano Minnucci (Pd): “Trovo dissonante – ha detto - che ci troviamo a discutere di intimidazioni ai giornalisti, ma non abbiamo sentito da lei una presa di posizione forte e chiara nei confronti delle affermazioni del ministro del lavoro Di Maio”. Eleonora Mattia (Pd) ha voluto ricordare che Barillari, in passato ha definito “pennivendoli” alcuni giornalisti che scrivevano del caso Muraro, minacciandoli di "pagare per tutto questo".

La dichiarazione del presidente della terza commissione, Barillari

“Nel giorno in cui diamo voce ai giornalisti minacciati, è del tutto inopportuno e irresponsabile l’uso strumentale di una sede istituzionale che prova a dirottare lo spazio dedicato alla tutela dell’informazione e dei suoi lavoratori verso la polemica politica. Mi appello a tutte le forze politiche, affinché venga sempre rispettato il contesto istituzionale, anche quando sta per iniziare una campagna elettorale. Questo ciclo di audizioni è proprio la dimostrazione della nostra volontà di garantire la libertà di stampa e tutelare il pluralismo dell’informazione, oltre ogni colore politico e al di fuori delle polemiche partitiche, come si conviene in una sede istituzionale. Ed è anche la prova di come sia nostra intenzione interloquire con i soggetti della società civile che si occupano di tutelare la libertà dei giornalisti”. È quanto ha dichiarato il presidente della terza commissione, Barillari, a margine dell’audizione. A cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio